L'importanza di non dimenticare
- Dettagli
- Creato: Giovedì, 26 Aprile 2012 16:08
Il Corriere della Sera, a corredo del bel articolo di Aldo Cazzullo sul valore dell'unità nella resistenza, ha pubblicato parte della lettera che il generale Giuseppe Paolo Perotti, capo del coordinamento militare del Comitato di Liberazione Nazione del Piemonte, scrisse alla moglie prima della fucilazione.
Non ci conosciamo, Cazzullo ed io, ma probabilmente è stata la stessa preoccupazione di oggettiva ricostruzione storica che ha ispirato Cazzullo e che ha convinto me ieri a impostare il discorso celebrativo del 25 aprile a Trofarello esattamente nello stesso modo.
Ho sentito il bisogno di ricordare mese per mese cosa avvenne dall'ottobre '43 al più duro degli inverni partigiani, fino al grande sciopero degli operai di Torino e Milano del marzo '44, quando le organizzazioni partigiane, coordinate da un vero e proprio comando militare a Torino, insieme alla resistenza operaia allo smantellamento degli impianti industriali programmata dai tedeschi posero le basi per la lotta dei mesi successivi.
Fu Benedetto Croce a riconoscere che quella conduzione strategica della lotta partigiana e l'allargamento del fronte antifascista risparmiò all'Italia del nord un tragico bagno di sangue e concesse al paese di negoziare con gli alleati e con le potenze vincitrici le condizioni politiche della ricostruzione del Paese.
Cazzullo ha voluto ricordare cattolici come Ignazio Vian, o valdesi come Willy Jervis, o ebrei come Leone Ginzburg, che furono i primi a dimostrare l'ampiezza politica del moto della resistenza, contro chi lo vuole ancora descrivere come egemonizzato dai comunisti.
C'è nel suo articolo il timore che ai giovani italiani Marzabotto, Sant'Anna di Stazzena la Benedicta, il Martinetto siano nomi ignoti e non tappe fondamentali della nostra storia recente.