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Magda Negri

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Questo non è tanto un resoconto del dibattito, quanto un intervento sul tema:

Bonet ha introdotto aggiornandoci sulle più recenti tendenze : il partito pigliatutto (catch-all : democrazia post-ideologica : moltiplica i suoi richiami per creare una coalizione vincente – non sintesi, ma sommatoria di interessi) e partito cartel-party (democrazia degli interessi : solo gli interessi che hanno consenso si fanno ascoltare)

La tendenza è comunque al prevalere dell’eletto, come motore e sostanza del partito, sul militante; si parla anzi, per scherzo (a metà) di partito in franchising (la dirigenza definisce il marchio, le strategie, il prodotto; e delega i gruppi locali che lavorano su questi assunti per sviluppare la presenza e gestire il potere locale)........... (leggi tutto!) Ho proposto, a questo punto, la domanda di Rodotà : se il partito si indirizza (ancora) verso una specifica rappresentanza sociale, e quale. Ma nessuno ha azzardato una risposta

Il dibattito di questi giorni verte sul tema del partito con tessera o senza tessera; la questione a me sembra più sul partito con o senza sezioni territoriali e che cosa oltre a queste (Vitali convergeva su posizioni simili)

Ai congressi di primavera DS e Margherita hanno partecipato, alla base, 350.000 persone, con una presenza non mordi e fuggi, ma di più ore di dibattito. Per queste la tessera contiene una sede fisica nella quale si trova qualcuno, e relazioni di comune sentire con persone con le quali rapportarsi. Gli incontri in queste sedi approfondiscono poco, o si limitano a temi locali; inoltre sono influenzate da rapporti di potere e comunque non favoriscono una domanda di partecipazione più estesa, che pure esiste (i circoli della Margherita non mi risulta che abbiano una presenza più efficace). Nei comuni non capoluogo di provincia, se togli la forma sezione, quale presenza può avere il partito che garantisca durata nel tempo ? Ma gli iscritti sono una ricchezza che non può essere diluita in un insieme più indistinto e va ancorata a una ragion d’essere.

Le primarie.

Quando abbiamo cominciato a parlarne fra noi, si trattava, in senso proprio, di consultazione aperta per la designazione di un competitore ad una elezione formale ad una carica istituzionale; così sono state le primarie "per Prodi" e tutte quelle che sono seguite in sede comunale e regionale. In questa occasione si è trattato invece di elezione diretta dei leader e degli organi collegiali di un partito, cosa senza precedenti. Ma mentre le candidature a segretario nazionale erano oggetto di dibattito nazionale, le candidature locali avevano rilevanza, attenzione, conoscibilità nettamente inferiori. Le liste per gli organi costituenti, inoltre, sono state redatte con un processo largamente influenzato dalla dirigenza e non dalla base, con forti elementi di cooptazione, in primis per quanto riguarda la "società civile"

Secondo la ricerca Eurisko pubblicata il 20/10, i motivi che hanno spinto i 3.500.000 partecipanti alle primarie sono classificabili come segue :

46,0% per manifestare la mia vicinanza-appartenenza al PD / per partecipare alla vita del PD / per sostenere un particolare candidati segretario nazionale/ per fedeltà al partito per il quale ho sempre votato (quindi –nota PB- motivazioni direttamente riferibili al tema politico dell’occasione)

37,3% per rafforzare il centrosinistra contro la destra e Berlusconi / per farmi vedere e sentire da una classe dirigente lontana dalla gente (quindi –nota PB- un messaggio politico generale e una domanda di partecipazione non specifica)

6,2% per sostenere un candidato locale o una lista regionale

8,3% altri motivi-non sa

Salvi gli ulteriori studi che spero che non manchino (non mi sembra che l’argomento sia stato finora approfondito in modo adeguato) credo che l’occasione 14/10 sia stata caricata di significati ridondanti, e che una ripetizione tal quale per gli organi provinciali e locali sia fuori luogo. Particolarmente per i direttivi sezionali : anche con le liste bloccate, rimangono le macchine per le preferenze. Chi sostiene che si debba impiantare e manutenere di volta in volta una anagrafe di tutti i partecipanti alle primarie dell’uno e dell’altro tipo forse sottovaluta il lavoro e i costi inerenti

Che cosa manca in questo scenario?


L’elaborazione, l’innovazione, la sensibilità per percepire e segnalare immediatamente (e non seguire a distanza) i nuovi bisogni i mutamenti della società. Per questo non ci sono ricette che funzionino ovunque e in ogni tempo. Fondazioni, centri studi, think tank varie collegate direttamente con i gruppi dirigenti, va bene, ma non basta. Ci sono associazioni, movimenti, forum telematici, movimenti vari che se il partito è vivo e attraente si possono collegare o trovano modo di collegarsi. Questo legame non può essere dettagliato in uno statuto, perché deve in larga parte essere sperimentato e rimane comunque l’elemento più mutevole della forma che si ipotizza. Chiamiamola –in mancanza di meglio- la cerchia non territoriale

Una ipotesi di struttura


Il presidente – è il leader del partito, il candidato alle elezioni prossime (politiche, regionali, comunali) o il presidente in carica dell’istituzione. E’ designato in elezioni primarie in senso stretto, quindi estese a tutto il popolo delle primarie, rimane in carica fino a quando serve un nuovo candidato o il congresso decide di indire una nuova elezione. La sua forte legittimazione lo abilita a gestire la piattaforma programmatica e l’agenda di governo o di opposizione (ma non la selezione dei candidati)

Il congresso, ad ogni livello, rimane la sede di confronto fra gli iscritti, esprime i direttivi e il segretario (figura prevalentemente organizzativa). L’attuale situazione di un presidente e un segretario generale, entrambi investiti a suffragio universale, è una anomalia giustificabile nella fase costituente.

Manca ancora un anello di collegamento e un elemento di propulsione. Si può sperimentare una assemblea annuale, studiando l’esperienza laburista e quella di Comunione e Liberazione. Da combinare con il congresso degli iscritti o con le primarie, quando si tengono, ma da svolgere comunque con cadenza annuale. Gestita insieme dal presidente e dal segretario, ricercando partecipazioni nella cerchia non territoriale, comprendendo momenti di studio in gruppi appositi; ma deve essere aperta e svolgersi ad ogni livello : un evento importante, un fatto anche mediatico che coinvolge il popolo delle primarie p.es. con referendum consultivi.

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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