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Magda Negri

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Ieri 19 ottobre 2011 si è tenuta una riunione del gruppo PD al Senato per discutere della manifestazione di Roma e delle prossime iniziative parlamentari - chiederemo la calendarizzazione di leggi sulla riduzione del numero di parlamentari e sul bicameralismo.

Per quanto riguarda la manifestazione di Roma, c'è stata una seria riflessione. Io ho insistito molto sulle insopportabili contraddizioni del movimento.
Considero molto grave l'articolo di Valentino Parlato sul Il Manifesto:

A Roma ci sono stati anche scontri con la polizia e manifestazioni di violenza. Meglio se non ci fossero state, ma nell'attuale contesto, con gli indici di disoccupazione giovanile ai vertici storici, era inevitabile che ci fossero. Aggiungerei: è bene, istruttivo che ci siano stati. Sono segni dell'urgenza di uscire da un presente che è la continuazione di un passato non ripetibile.

Sono invece d'accordo con Paolo Flores D'Arcais che sul Il Fatto Quotidiano mostra ben altra consapevolezza della drammaticità dei fatti:

La rivolta è sacrosanta, il teppismo no, neppure per disperazione. [...] Ora gli indignati vogliono riprendere la loro rivolta sacrosanta, individuando e denunciando teppisti e squadristi, perché non ci riprovino più.
Pagheranno comunque un prezzo, altissimo. Che avrebbero potuto evitare, se non avessero lasciato spazio all’ambiguità. C’erano gruppi e sigle che esigevano l’assalto ai palazzi del potere: ovvio che fossero incompatibili con la strategia degli indignati. Perché non sono stati esclusi subito?


Bravo Flores, che conosce i movimenti antagonisti e le loro dinamiche.

Non mi stupisce  certo l'anticapitalismo ingenuo e luddistico emerso il 15 ottobre, che affronta la crisi senza armi intellettuali adeguate e programmi credibili. Ciò che mi allibisce è l'eterogeneità delle sigle presenti a Roma: da ARCI, Legambiente, Gruppo Abele, SEL e altri soggetti politici ed associativi di tutto rispetto, a reti antagoniste che non hanno mai fatto mistero della loro anima violenta.

Leggo sul web che anche Casarini chiede una riflessione: ma davvero mi sembra ora un fiume di lacrime di coccodrillo. È stato fatto un enorme regalo alle destre.

Maroni ha tenuto un discorso molto equilibrato: non ha parlato di leggi speciali, ha richiesto il confronto con le opposizioni, ha evocato misure come l'arresto in flagranza di ferito e il Daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) e ha tentato di giustificare la scarsa tenuta dell'ordine pubblico come una conseguenza della scelta di non mettere inutilmente a repentaglio la sicurezza dei manifestanti pacifici.

Penso comunque che le critiche del PD sull'incapacità di azione preventiva della polizia - quando cioè i gruppi eversivi avrebbero potuto essere intercettati con il fermo di riconoscimento - fossero giustificate.

Grande confusione nell'IDV: prima ha incoraggiato la manifestazione, poi ha girato i tacchi, poi ha invocato leggi degli anni Settanta, poi ha smentito tutto.

Bisongerà tornare con giudizio fermo a parlare di questo movimento: i dirigenti si assumano le loro responsabilità.

Ho l'età per ricordare la tragica manifestazione torinese che, alla fine degli anni Settanta, portò all'incendio del bar Angelo Azzurro nel quale un giovane perse la vita. La foto di quel ragazzo agonizzante in Piazza Vittorio portò ad una discussione finale in Lotta Continua sull'uso della violenza. Ricordo quasi le parole di Sofri: questa morte pesa su di noi come un macigno.
E sabato a Roma siamo andati molto vicini alla tragedia.




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Venerdì 26 febbraio 2016
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Intervengono: Davide Gariglio, Mercedes Bresso, Alberto Majocchi, Enrico Morando

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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