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Magda Negri

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Domenica 17 giugno, Vercelli, circolo dei lavoratori. Sotto un assolato tendone, Enrico Morando discute della crisi italiana ed europea con il Presidente della Camera di Commercio locale.

Ma l'occasione vera è un'altra: siamo tutti convenuti qui per ricordare a venti anni dalla morte il nostro carissimo amico Pier Mario Bazzacco. Ce lo ripromettevamo anno dopo anno, ma solo ora siamo riusciti a riunire quelli che con lui condivisero esperienze di vita e di militanza. Forse pubblicheremo un ricordo ufficiale. Io tengo la foto di Pier Mario vicino a quella di Domenico Carpanini: non solo compagni ma amici tra i più cari della giovinezza.

Pier Mario, una storia come adesso non ce ne sono più: figlio di operai cresciuto a Trino nella bassa vercellese, rimasto orfano a 10 anni, operaio a 13, individuato dal Partito Comunista di Vercelli per la sua precoce militanza sindacale e portato per mano, da una organizzazione che sapeva scegliere i migliori, fino alla segreteria provinciale per poi diventare assessore al comune di Vercelli.

L'ho conosciuto nel 1972 quando insegnavo alla scuola di partito del nord di Faggeto Lario e lui si distingueva per simpatia e vivacità fra tanti giovani quadri. Gli piaceva godersi la vita, gli piacevano le donne e spesso rimaneva chiuso fuori di notte.

Lo ritrovai nel 1983 al comitato regionale del PCI: scoppiava lo scandalo Zampini e lui fu subito dalla parte della chiarezza, della trasparenza e del rinnovamento. Riformista vero, popolare con il gusto della battuta salace, insieme a me cercò di dare un'onesta battaglia politica contro il consevatorismo operaista di alcuni settori del PCI piemontese.

Si distinse per una precoce battaglia federalista per l'unità e con la parte migliore dei socialisti aiutò Occhetto nel difficile passaggio del 1989.

Poi una sera ci disse che gli era capitato di sbandare in autostrada e che non vedeva più bene il guardrail. Fu l'inizio di due anni di calvario: un bruttissimo tumore di cui non si riusciva a trovare l'origine. Fino in fondo non perse il gusto unico che aveva per l'ironia e per la battuta anche su di sé e la sua prossima fine.

Il giorno prima che morisse ero andata a trovarlo in clinica. Guardammo insieme l'assalto di Elstin a Mosca, i gorbacioviani sconfitti. Ci interrogammo sulla possibilità di riformare il comunismo sovietico: con Petruccioli lui, io e molti altri avevamo sperato che Gorbaciov ce la facesse.

La figlia, che aveva solo 16 anni quando lui morì, mi ha indirizzato una lettera struggente che incomincia con: "Papà, 20 anni non sono niente".

Gli amici di sempre hanno voluto ricordare una delle sue infinite battute: quando lo nominarono assessore a Vercelli, appena trentenne, gli chiesero che titolo apporre davanti al suo nome. Pier Mario, che aveva si e no la terza commerciale, rispose metteteci "OP", operaio.

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Salvare l'Europa: come uscire dal debito e dalla stagnazione

Venerdì 26 febbraio 2016
Sala Viglione, Palazzo Lascaris
Via Alfieri 15
Torino

Presiede: Magda Negri

Intervengono: Davide Gariglio, Mercedes Bresso, Alberto Majocchi, Enrico Morando

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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