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Creato: Martedì, 29 Maggio 2012 10:59
L'assemblea regionale del PD si è riunita ad Alessandria durante lo scorso week end, a discutere l'esito amministrativo e le prospettive politiche nazionali. Sull'esito delle amministrative ho recentemente pubblicato un articolo, al quale rimando.
Federico Fornaro ha elaborato un'analisi perfetta dei flussi elettorali in Piemonte. È emersa una rara unità politica: nessuno ha intenzione di sedersi sugli allori e sono tutti consapevoli che alle prossime elezioni politiche non si ridarà questo tipo di partita, dov'è facile fare goal perché la squadra avversaria non gioca e il portiere è distratto.
Stranamente, se non fosse stato per il Senatore Ceccanti, non era all'attenzione dei membri dell'assemblea la proposta del PdL di accogliere l'ipotesi del doppio turno di collegio e coronarlo con l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Serpeggia una rassegnata convinzione che difficilmente si riuscirà a cambiare la legge elettorale e a fare significative riforme costituzionali. Nessun politicismo, nessuna "fissa" sulle alleanze ma concentrazione sull'offerta politica del PD - anche se all'ultimo minuto siamo diventati tutti sostenitori del partito a vocazione maggioritaria.
Si discute anche del nuovo modo di essere, più trasparente, più aperto, più sobrio, che la richiesta popolare fa al mondo dei partiti.
Eppure c'è qualcosa di strano in questa rimozione che l'assemblea sta facendo sui temi di riforma elettorale e riforma costituzionale: si rafforza l'esercito, si preparano munizioni e nuovi stati maggiori ma si ignora ancora il campo di battaglia.
Oggi avrebbe dovuto tenersi la direzione PD, rinviata per rispetto nei confronti delle popolazioni colpite dal terremoto di questa mattina nel Nord Italia.
Mi sembra chiaro il punto: dopo le amministrative, con discontinuità rispetto al lavoro fatto dalla commissione affari costituzionali del Senato, il PD è tornato a proporre per la legge elettorale il doppio turno di collegio secondo la proposta Bersani depositata alla camera. Il PdL ha rilanciato con doppio turno di collegio ed elezione diretta del Presidente della Repubblica secondo la proposta Salvi Dalema della bicamerale del 1998, che all'ultimo momento Berlusconi aveva rovesciato.
Nessuno si fida di Berlusconi ma possiamo dire solo Timeo Danaos et dona ferentis? Non è più così facile per nessuno bluffare. Su questo punto credo verterà la discussione. Bene il fatto che Bersani non abbia accettato il perentorio invito di Vendola e Di Pietro (troppo perentorio per essere un invito vero) per il tridente frontista come cuore della proposta politica.
Un altro punto di discussione potrebbe essere questa idea, in confusa gestazione tra un gruppo di sindaci e il quotidiano Repubblica: il PD con i suoi attuali equilibri e incompletezze da una parte, dall'altra una specie di listone della società civile fatto di bei nomi e di belle speranze, organizzato dal PD. Stranissima idea di quello che dev'essere un soggetto politico a vocazione maggioritaria...
Per approfondimento:
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Creato: Venerdì, 25 Maggio 2012 15:50
Ripubblico qui una mia intervista uscita venerdì 18 maggio 2012 su Torino Cronaca, disponibile anche in DPF.
Anche in Piemonte le ultime elezioni amministrative hanno segnato una netta inversione di tendenza e prodotto un nuovo scenario politico. Dopo tanto tempo sono state riguadagnate dal centrosinistra Asti e Alessandria che, dopo Novara e Domodossola vinte l'anno scorso, cambiano la geografia politica delle città piemontesi. Sono cadute le roccaforti della Lega. In provincia di Torino è molto positiva la riconferma di Grugliasco, di Chivasso, la vittoria a Santena, mentre possiamo ascrivere a problemi locali collegati alla spinosa questione della TAV, la perdita di Rivalta e la sconfitta ad Avigliana. A Cuneo, inoltre, si era determinata una situazione molto particolare, una battaglia e una divisione interna al centrosinistra dopo le primarie. Ha vinto Federico Borgna, il rappresentante della continuità col sindaco Valmaggia, espressione della parte più moderata e riformista del centrosinistra, in naturale consonanza con la città. Abbiamo perso, ma molto onorevolmente, nelle tradizionali roccaforti di centrodestra di Acqui Terme e di Mondovì.
Anche in Piemonte vediamo chiari i nuovi fenomeni politici. Innanzitutto l'astensione, che è stata grandissima, specialmente ad Alessandria, che insieme a Genova è leader dell'astensione nazionale. Troppi cittadini piemontesi, non solo di centrodestra, non se la sono sentita di dare fiducia ad alcuna formazione politica. Si gonfia il voto a Grillo, che raddoppia rispetto al precedente voto regionale. Nel voto al Movimento 5 Stelle confluiscono tante cose: protesta, disillusione, domanda di sobrietà e di rigore nella politica, ricerca di volti nuovi, uso consapevole di internet, esperienza di movimenti locali. Tante cose contraddittorie, tante buone e tante inutili. Mi piace pensare che i giovani amministratori grillini saranno pragmatici, bravi e generosi verso le loro comunità e non si identificheranno più di tanto coi programmi di Grillo di uscita dall'Euro, di auspicato fallimento del sistema bancario, di insulti a Napolitano e a Bersani, di minimizzazione del fenomeno mafioso, di rifiuto della cittadinanza ai bimbi degli stranieri nati in Italia.
Il crollo verticale e del Pdl e della Lega, nonché la separazione del Pdl in due gruppi nel consiglio regionale, rendono evidente che oggi il presidente Cota non ha più la maggioranza in regione. Il fatto che la Corte d'Appello del tribunale di Torino abbia ribadito la condanna del consigliere regionale Michele Giovine per le irregolarità nel voto del 2010, rende ancora più chiaro tutto ciò. Cota, con la sua giunta, dovrebbero trarne le conseguenze.