header

Magda Negri

header

Poche in fondo alla lista. Eurocandidate, corsa in salita di Andrea Carugati su "l'Unità" del 19 maggio

Nonostante tanto parlare di veline nelle liste del Cavaliere, il vero problema femminile delle europee di giugno è rimasto sullo sfondo: le deputate italiane a Strasburgo rischiano di essere davvero poche, ancora meno delle attuali 16 su una delegazione di 78 eurodeputati. C’è una prima ragione numerica: i deputati italiani, a causa delle nuove norme europee, calano fino a 72. La legge italiana prevede che le donne siano almeno un terzo nelle liste: criterio rispettato da tutti i partiti, formalmente. Ma la sostanza è ben diversa.

LEGA MAGLIA NERA. Il record è del Prc, che ha 29 donne in lista su 72 candidati; seguono il Pd a 28 e il Pdl a 27. Ma i freddi numeri, in una elezione con le preferenze, contano assai poco. Conta la collocazione delle candidate, e soprattutto quanto i partiti investono su di loro. Qui il record spetta senza dubbio a Sinistra e libertà, che ha ben 3 capoliste su cinque: Monica Frassoni a Nord-ovest, Lisa Clark a Nord-est e Giuliana Sgrena al Centro. Rifondazione ne ha due: Margherita Hack e Lidia Menapace. Segue il Pd, che schiera Rita Borsellino come numero uno nelle Isole. Per il resto è nebbia fitta: nessuna capolista per il Pdl, la Lega, l’Idv e l’Udc. Tra i dipietristi spicca solo il nome di Sonia Alfano, nota per la sua attività antimafia, e candidata al terzo posto nel sud e nelle Isole. Il partito di Bossi è quello meno sensibile alle quote rosa: la più alta in lista è Sonia Viale, braccio destro di Maroni al Viminale, settima nel Nord-ovest. Così nell’Udc: le donne più in alto sono l’imprenditrice e cognata di Casini Silvia Noè nel Nord-est e Maria Grazia Elena Brandara, sindaca di Naro, nelle Isole.

IL CASO PD. Nel Pd non mancano i malumori. Anche perché solo 5-6 donne hanno reali chances di essere elette (nel 2004 furono 7): l’europarlamentare uscente Patrizia Toia nel Nord-Ovest, Deborah Serracchiani nel Nord-est, Silvia Costa al Centro e la giornalista minacciata dalla camorra Rosaria Capacchione, numero due nel Sud. Oltre alla Borsellino, la cui elezione è quasi certa. In prima linea c’è anche Maria Grazia Pagano, anche lei uscente. Nel 2004 non fu eletta nonostante le 60mila preferenze: è subentrata nel 2008 ad Alfonso Andria. La Pagano, attualmente, è l’unica europarlamentare italiana della circoscrizione Sud: non ce sono altre, tra tutti i partiti italiani. «Qui al Sud si gioca tutto sulle preferenze, e gli uomini sono più forti, più radicati. Per fare dei manifesti e dei volantini, organizzare iniziative in cinque regioni, mettere su un comitato elettorale, servono almeno 200mila euro. Ma chi punta ad arrivare tra i primi deve spendere fino a 500mila euro. Perché servono almeno 100mila preferenze».

Al nord le preferenze vengono usate di meno, contano di più le indicazioni del partito, e i numeri si abbassano leggermente. Ma non tanto, anche perché la legge non prevede un tetto alle spese dei candidati. «Quando c’erano i Ds si riusciva a orientare le preferenze, adesso non più: i candidati si sfidano in campo libero, e le donne sono più svantaggiate», dice Vittoria Franco, coordinatrice donne Pd. «La battaglia per conservare le preferenze è stata demagogica e sbagliata», attacca la Pagano. «Con circoscrizioni così grandi a rimetterci sono soprattutto le donne». Ma il partito vi sostiene? Pagano e Franco ricordano l’odg approvato dall’ultima direzione Pd, che prevede che il partito destini il 50% delle risorse della campagna elettorale al sostegno delle candidate donne. «Si era parlato di 20mila euro a testa, adesso il tesoriere Agostini ha accettato di arrivare a 30mila», dice Pagano.

«Ovviamente non bastano, e finora non ho visto un euro: così ho dovuto fare un mutuo». Così anche Luisa Laurelli, candidata nel Centro: «Io ho dovuto attingere ai miei risparmi, 20mila euro. Ma oltre non ce la faccio: dovrò bloccare la stampa dei manifesti. Gli uomini sono più organizzati, fanno gli abbinamenti tra loro e ci escludono. Sembrano le prove generali del prossimo congresso». Più fortunata Deborah Serracchiani: «Il partito del Friuli mi sostiene, e poi ho aperto una sottoscrizione su Internet». Incasso in 4 giorni: circa 1000 euro. Molto a rischio due uscenti: Catiuscia Marini e Monica Giuntini.

Nel Pdl sono in prima fila, quasi certamente elette, le eurodeputate uscenti di An Cristiana Muscardini e Roberta Angelilli. Ottime chances anche per Maddalena Calia, uscente di Fi, al secondo posto nelle Isole dopo Berlusconi. Ben piazzate anche Micaela Biancofiore e Valentina Aprea. Barbara Matera, ex soubrette, è la prima donna nella lista Pdl del Centro: all’ottavo posto.

 

Cerca nel sito

Podcast

Appuntamenti

Salvare l'Europa: come uscire dal debito e dalla stagnazione

Venerdì 26 febbraio 2016
Sala Viglione, Palazzo Lascaris
Via Alfieri 15
Torino

Presiede: Magda Negri

Intervengono: Davide Gariglio, Mercedes Bresso, Alberto Majocchi, Enrico Morando

Leggi tutto...

Videoblog



Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

Ultime da Facebook

Il mio partito

Partito Democratico