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Magda Negri

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Il Riformista - 13 novembre 2007 - Vista la seconda, la prima repubblica è il paradiso -  Emanuele Macaluso

Berlusconi insiste nel dire che se c'è crisi di governo spetta a lui dire cosa deve o non deve fare il presidente della Repubblica. L'uomo, evidentemente, non ha il senso del limite e nemmeno del ridicolo. Tratta questioni costituzionali con la stessa disinvoltura con cui racconta barzellette ai suoi ascoltatori che a turno si predispongono ad estasiarsi. Abbia pazienza, Cavaliere. Lei tra l'altro non è più il "capo dell'opposizione" come ama definirsi, anche perché le opposizioni sono più di una e tutte legittime. Un po' meno quella fascisteggiante di Storace che la ha tanto entusiasmata e che lei ha aiutato. Ma neppure la maggioranza è una sola: non è più l'Unione, ma un insieme di partiti, di gruppi, gruppetti e persone. L'Italia, quindi non può reggere con questa maggioranza e questa opposizione. Il bipolarismo coatto non ha favorito la governabilità e ha premiato la frantumazione.


Il fatto su cui ragionare oggi è l'iniziativa di Veltroni di
riaprire in concreto un confronto sulla legge elettorale con una
proposta nuova - la proporzionale senza premio - che trova consensi
e dissensi nei due schieramenti. Anche questo conferma che le
coalizioni sono disarticolate e che i vari gruppi hanno posizioni
molto diverse non solo sul futuro della legislatura ma sulla
riorganizzazione del sistema politico italiano. In questo quadro
confuso, la proporzionale è lo strumento di "verifica" più onesto
per riqualificare le forze politiche nel momento in cui tutte
convocano "costituenti" per ridarsi una identità. Una verifica che
va affidata al popolo. E non è vero che non si possono, prima delle
elezioni, indicare alleanze, schieramenti e candidati alla
presidenza del consiglio: basta volerlo.
All'inizio degli anni Sessanta, quando si chiuse la stagione del
centrismo, quella di centrosinistra fu annunciata con congressi e
patti elettorali. Quando nel 1976 il centrosinistra esaurì il suo
ciclo, Moro, De Martino e La Malfa lo annunciarono e i governi di
solidarietà nazionale furono al centro di decisioni politiche
pubbliche, così come la fine di quella stagione, col congresso della
Dc vinto da Forlani; contestualmente nella stessa direzione si mosse
Craxi. In quegli anni la durata dei governi spesso, non sempre, fu
breve per la lotta politica all'interno dei partiti della
coalizione. Come avviene anche oggi, col maggioritario. Se c'è la
crisi, quindi, si faccia il possibile e il necessario per
contemperare le esigenze di rappresentatività e di governabilità,
con accorte modifiche costituzionali, già abbozzate alla Camera, e
una legge elettorale che dia ai cittadini il diritto di scegliere,
schieramento, partito e persona, negato con la "porcata".
Berlusconi dice che il presidente della Repubblica, qualora a questo
governo venisse a mancare la fiducia, non potrebbe dare un incarico
a un'altra persona perché il nome dell'attuale presidente del
Consiglio sarebbe stato indicato nella scheda elettorale. Questo
cancellerebbe il diritto-dovere del capo dello Stato - come è
scritto nella Costituzione - di verificare se il Parlamento è in
grado di esprimere un governo istituzionale per la riforma
elettorale prima di scioglierlo? È una tesi assurda. Invece è
necessario passare dagli annunci alle proposte concrete: Veltroni le
metta nero su bianco e apra un reale confronto. Il professor
Guzzetta leader dei referendari ha dichiarato che con la proposta di
Veltroni «si ripropone all'Italia la Prima Repubblica». Non è
augurabile, ma in ogni caso sarebbe un paradiso dopo avere
sperimentato la cosiddetta Seconda Repubblica.

 

 

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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