Diversamente dalle informazioni giornalistiche, il dibattito al Senato sulla riforma costituzionale è un dibattito di grande spessore culturale e ideale, singolarmente centrato sulla fase costituente e sulla nascita della Costituzione italiana, sulla storia del bicameralismo specifico italiano, piuttosto che sui problemi attuali della democrazia governante nel rapporto tra esecutivi e parlamenti nella concreta attualità delle democrazie sviluppate.

Da una parte e dall’altra, oppositori e sostenitori, si sta comunque dando il meglio di un confronto che affonda le sue radici su culture politiche piuttosto diverse: parlamentarismo ad ogni costo versus i poteri degli esecutivi, logica maggioritaria e semplificazione del Parlamento per la democrazia governante. Sono trent’anni che in Italia si confrontano queste tesi. 

Difficile distinguere la tattica, la strategia, la verità e la diplomazia negli incontri tra Renzi e i 5 Stelle. Posso capire oggi, anche se non è la linea della maggioranza del partito, l’apertura alle preferenze. È però strategicamente impossibile per il PD accettare il ballottaggio di lista e non di coalizione perché vorrebbe dire rompere subito il rapporto con il centro destra. 

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