La differenza tra populisti e riformisti sta sostanzialmente nel fatto che i secondi subordinano tattica e strategia al raggiungimento delle riforme necessarie e proclamate, i primi alternano vorticose avanzate e confuse ritirate, agitando per lo più lo spettro del nemico interno, l’Eden del “programma massimo” e l’insidia dei sabotatori. Ci sono molti populisti nel inner circle renziano, gente che non vuol fare fatica. Spero che Renzi in questo momento mantenga forza politica e fermezza di giuduzio.

È lecito mediare sull’Italicum e richiamare le minoranze al Senato all’obbligo morale di concentrare gli emendamenti sui punti più alternativi e incisivi.

A modo suo Berlusconi, pur con le condizioni messegli da Alfano, sta costruendo la coalizione del centro-destra che ci sfiderà a tempo debito.
Il processo riformatore sta quindi procedendo.

La gelata del Pil, la grandezza del debito, la difficoltà ad incidere sulla spesa pubblica richiedono un sovrappiù di tenacia riformista, e ci vorranno davvero tutti i mille giorni per portare a casa qualche risultato decente. Quando si è sulla bicicletta si pedala, fino alla cima.

Settembre è vicino: non incominciamo a dire che i nemici hanno sgonfiato le gomme.