Il documento della Direzione sul Jobs Act che ha avuto grande maggioranza è un documento chiaro e impegnativo, che specifica l’ambito del possibile reintegro (nei casi di discriminazione e nei casi disciplinari) e affida al risarcimento monetario la soluzione dei casi di licenziamento individuale per motivi economici.

Ognuno può sottolineare un aspetto o un altro ma secondo me l’aspetto principale, molto impegnativo e di grande difficoltà di realizzazione, è la costruzione e il finanziamento del welfare alternativo, di tutte le misure di accompagnamento attivo al lavoro dell’Agenzia Nazionale dell’Impiego, ecc.

I dati dell’Istat e la relazione del ministro Padoan sono carichi di amarezze e di negatività. Le proposte (di origine Fiom e Cgil) di mettere a volontà il TFR in busta paga hanno il tono dell’ultima spiaggia, di una ricerca disperata di liquidità. Ci giocheremo credo tutto nella prossima legge finanziaria.

 Mi ha davvero stupito in direzione lo schianto politico dell’opposizione. Non è solo un giusto desiderio di unità. O c’è stato un totale ripensamento delle posizioni tradizionali con cui si presentarono al congresso o si tratta di una inerziale convergenza al centro per motivi non solo politici.

Ricordo solo due episodi: nell’ottobre-novembre  2011 quando si stava formando il Governo Monti Orfini disse che se Ichino fosse diventato Ministro del Lavoro il PD non avrebbe potuto votare il Governo Monti. Pochi anni prima all’ultima Conferenza del Lavoro di Genova del PD  l’Ordine del Giorno Ichino Morando, che proponeva il contratto a tutele crescenti, fu a fatica messo in votazione perché si disse che rappresentava solo il 2% delle posizioni politiche. Adesso votano tutti i l Progetto Ichino senza dar conto delle mutate posizioni.

Vecchio vizio politicista di chi non è mai stato in minoranza, di chi ha sempre governato il Partito qualunque fossero le posizioni politiche e smarrisce tanto presto il senso della propria lotta.