Ernesto Galli Dalla Loggia su Il Corriere di domenica 14 dicembre e, sempre nello stesso giorno, Aldo Bonomi sul Sole24ore sottolineano le contraddizioni fondamentali di questo momento: riformismo dall'alto e grandi movimenti dal basso che esprimono disagio, crisi, proposte diverse e anche resistenze profonde al cambiamento e, dall'altra parte, come denunciato splendidamente dal Presidente Napolitano, il rischio perennemente vivo del populismo, del giustizialismo, dell'antipolitica, che è passato, come un fiume sordo e carsico dalla prima, alla seconda alla terza repubblica. Galli Della Loggia arriva ad affermare che la nuova classe dirigente del PD trova nel movimento antipolitico gran parte della sua legittimazione. Giudizio forse troppo duro ma personalmente continuo a ritenere che l'onda della rottamazione fosse esattamente un'onda antipolitica e che il riformismo forte del PD dovrà far premio su quel peccato originale. Speriamo.

Negli ultimi 10 giorni ho avuto modo di confrontarmi in mote sedi con militanti e dirigenti: al congresso dell’Associazione Adelaide Aglietta, all’Istituto Gramsci ricordando la figura del presidente Gianluigi Vaccarino, all’iniziativa di Giusi La Ganga che ha presentato un libro di memorie di Bettino Craxi, in numerose assemblee locali e provinciali del PD, sino all’ultima della Gam.

Ho maturato una precisa impressione: le avanguardie, i quadri militanti più consapevoli, radicali, liberali, marxisti, democratici, socialisti, eccetera hanno una visione problematica del processo in corso. Molti non riescono a uscire dalla purezza delle formazioni culturali originarie e mettersi in relazione per un programma di azione condiviso. Si potrebbe dire che le avanguardie sono stanche, ma non lo penso perché intorno non vedo ancora emergere una cultura democratica forte e unificante. Non basta la condivisione del programmi. Ci manca ancora, a sette anni dalla nascita del PD, un tessuto culturale comune.

Sarà la forza delle cose a risolvere questa stasi perché, come giustamente scrive Elisabetta Gualmini, oggi su La Stampa, l’Italia è seduta sopra un vulcano e di mese in mese le difficoltà aumenteranno.

Io ho speranza nelle capacità reattive del popolo democratico in tutte le sue componenti, ma penso che manchino ancora leader all'altezza, non solo di sfondamento per tracciare la via in questa difficilissima fase europea dove si stanno ridefinendo i confini geopolitici e culturali anche con la Russia di Putin.