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Magda Negri

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Non sono convinta degli argomenti utilizzati da Bersani, nella conferenza stampa di oggi, per motivare la sua valutazione del voto regionale: non abbiamo vinto, ma non abbiamo neppure perso. Al netto di un'obiettiva tenuta dell'asse di governo Pdl-Lega, pur con un riequilibrio di rapporti di forza in favore di quest'ultima, non si può sostenere il contrario, con un'analisi del voto in termini di punti percentuali guadagnati. I numeri reali ci dicono di una perdita netta di più di un milione di consensi tra la tornata elettorale di giugno e questa di marzo. Bersani mi ricorda Fassino quando nel 2006, dopo le elezioni, si ostinava a volerci spiegare che era stata una buona idea andare divisi tra Ds e Margherita nelle votazioni per il Senato. Se avessimo, invece, partecipato a quelle elezioni con la lista Uniti per l'Ulivo al Senato come alla Camera, avremmo di certo conquistato un numero maggiore di senatori e oggi avremmo ancora, forse, il governo Prodi in carica. Una riflessione monca e sbagliata del dato elettorale del fine settimana rischia di compromettere il rapporto tra partito e paese.

Per il Piemonte credo sia stata decisiva la Lista Grillo, ma quando non si ha abbastanza fieno nella cascina grande è inutile guardare con invidia alle balle di fieno nello stallino di Grillo. La stessa anomalia positiva e puntiforme delle nostre odierne vittorie nei comuni rispecchia la situazione del 2008, quando al netto di una sconfitta chiara contro il centrodestra al Nord e in tutta Italia, riuscimmo a conquistare comuni come Vicenza e Udine. Quanto accaduto segnala lucidamente che, in un anno e mezzo, abbiamo perso Friuli, Abruzzo, Sardegna, Piemonte, Lazio, Campania, Calabria: un fatto strutturale. Stupirsi di quanto accaduto non depone a nostro favore. Non abbiamo fermato i lumbard sul Ticino perché abitavano da tempo nelle valli del Piemonte, malgrado noi pretendessimo di considerarle truppe di invasori.

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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