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Magda Negri

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Nella sezione leggi tutto  qui di seguito potete trovare i dati dell'Istituto Cattaneo per l'analisi del voto delle regionali 2010

 

 

Personalizzazione e bipolarismo diminuiti nel 2010


Il 9% degli elettori esprime  un voto personalizzato per il candidato presidente
Decisivo il richiamo personale di Cota in Piemonte
L’Istituto Cattaneo di Bologna ha effettuato alcune elaborazioni dei risultati del voto regionale
per determinare il cosiddetto “effetto personalizzazione” a confronto con le precedenti
elezioni regionali (desumibile dalla differenza di voti assoluti al candidato rispetto alla somma
dei voti alle liste associate).
Complessivamente, rispetto al 2005, non cambia di molto la quota di elettori che votano il
solo candidato presidente. Nel 2010 questa opzione è stata esercitata dall’8,7% dell’elettorato,
–1,8 punti percentuali rispetto al 2005 (ma +0,3 punti rispetto al 2000).
Tradizionalmente, il voto personalizzato è più forte al Nord rispetto al Sud: nel 2005 ben 15,2
elettori su 100 avevano votato il solo candidato presidente al Nord, più del doppio rispetto al
Centro-sud (Lazio e regioni meridionali): 7,0% (in linea con quanto avviene nelle elezioni
comunali). Ciò è dovuto al fatto che al Sud esiste un secondo tipo di personalizzazione, quella
veicolata dai candidati consiglieri sul territorio, nelle singole province (anche se questo dato
per il 2010 non è ancora disponibile, solitamente il voto di preferenza è molto più elevato al
Sud rispetto alla media). Nel 2010 i valori del voto personalizzato per il presidente sono
territorialmente più omogenei: 11,4% al Nord, 6,2% al Centro-sud, mentre la zona rossa, con
il 9,2%, è molto vicina alla media nazionale.
L’appeal personale del candidato presidente è stato decisivo in un solo contesto: il
Piemonte. Qui infatti il neo-eletto Roberto Cota ha conquistato il 14,7% dei voti in più rispetto
alle liste a suo sostegno (un valore secondo solo a quello del candidato sconfitto del centrodestra
in Toscana, Monica Faenzi, pari al 16,1%, e a quello di Vincenzo De Luca in Campania,
15,7%). Tale valore è superiore alla differenza tra i voti a Cota e quelli raccolti dalla presidente
uscente, Mercedes Bresso.
Rispetto al 2005 la diminuzione del voto personalizzato per il presidente è stata più netta nelle
regioni settentrionali (–3,8 punti percentuali), con punte più elevate in Lombardia
(–5,6) e Liguria (–4,8), e più contenute in Umbria (–1,1) e Campania (–0,9).
Per quanto riguarda lo schieramento di appartenenza, emergono differenze abbastanza
significative. I candidati di centro-sinistra raccolgono in media 2,6 punti percentuali di voto
personale in meno rispetto alle consultazioni del 2005, con punte negative nel Nord (–5,8) e dati
sostanzialmente invariati nel Centro-sud. De Luca, anche grazie a una particolare performance
positiva nelle “sua” provincia, Salerno, raccoglie 12,1 punti percentuali in più rispetto a
Antonio Bassolino del 2005. L’altra regione in controtendenza è la Puglia, in cui Nichi
Vendola raccoglie 3,6 punti percentuali in più rispetto a cinque anni fa. Nell’insieme di dati
negativi spiccano invece Lombardia (–7,7), Veneto (–7,2), Basilicata (–6,8), Lazio (–6,7), ma
anche la Calabria (–4,9) e la Liguria (–4,4). Se si considera che il voto al partito va
automaticamente trasferito anche al candidato presidente, non è corretto interpretare questi dati
come esclusivamente legati allo scarso appeal dei candidati presidente: è anche la capacità di
attrazione del voto delle liste a far abbassare il tasso di “presidenzializzazione”.
Per quanto riguarda il centro-destra, pur in un contesto simile (una riduzione complessiva,
rispetto al 2005, di –1,3 punti percentuali nel voto personalizzato nelle 13 regioni), emerge una
differenza significativa tra la “zona rossa”, in cui i candidati del centro-destra invertono la
tendenza, migliorando di 1,1 punto percentuale, e il Centro-sud, in cui gli aspiranti
governatori perdono 3 punti percentuali rispetto al 2005.
In generale il dato del centro-destra è territorialmente meno omogeneo di quello del centrosinistra,
con la peculiarità del caso Campania (-10,1) – in cui, tra l’altro, Stefano Caldoro
raccoglie meno consensi delle liste che lo sostengono (–28,5 mila voti), con perdite
principalmente concentrate nella provincia di Salerno per le ragioni sopra citate. Le altre
regioni in cui in candidati del centro-destra perdono capacità di concentrare voti sulla propria
figura rispetto al 2005 sono la Lombardia (–6,3), la Puglia (–4,9) e la Liguria (–4,6); viceversa i
candidati di Umbria (+4,1), Marche (+3,9) e Piemonte (+2,5) registrano una maggiore capacità
di raccogliere voti “personali” rispetto al 2005.
Possiamo infine rilevare, attraverso la quota dei consensi ai primi due candidati, lo stato attuale
del bipolarismo regionale. Se tra il 1995 e il 2005 si era registrata una crescita omogenea
territorialmente (dall’85,3 al 96,6% dei voti espressi a favore dei primi due candidati nelle
13 regioni al voto, con punte di +23 punti percentuali tra le due consultazioni al Nord), nel
2010 c’è stata una leggera contrazione del bipolarismo (93,1%). Rispetto al 2005, la
diminuzione è di 3,5 punti percentuali, con un’accentuazione al Centro-sud (–4,2 punti). La
contrazione maggiore di consensi si è registrata, però, in Emilia-Romagna (–9,2 punti), in
ragione della significativa performance del candidato della lista Movimento 5 stelle (7,0%) e
della scelta dell’Udc di competere autonomamente. Valori significativi si registrano anche in
Puglia, Basilicata e Calabria, ascrivibili rispettivamente al risultato Adriana Poli Bortone
dell’Udc (8,7%), all’exploit di Magdi Cristiano Allam (8,7%) e all’ottima prestazione di
Pippo Callipo (10%) in Calabria, sostenuto, tra gli altri, da Italia dei Valori. Gli unici casi
significativi in controtendenza sono Campania (+1,6), Lazio (+1,4), ma soprattutto Toscana
(+3,9) nonostante la presenza di cinque candidature e della scelta “terzista” dell’Udc.
Personalizzazione del voto nel 2010: incidenza percentuale di voti al solo candidato e di voti disgiunti
Regione/area geopolitica Centro-destra Centro-sinistra Tutti i candidati
Piemonte +14,7 +12,9 +14,1
Lombardia +8,3 +11,3 +11,5
Veneto +10,9 +11,0 +11,7
Liguria +9,4 +7,2 +8,3
Emilia-Romagna +4,3 +8,5 +8,3
Toscana +16,1 +12,6 +14,0
Umbria +10,7 +5,6 +8,3
Marche +5,3 +5,9 +6,2
Lazio +10,5 +11,0 +11,0
Campania –1,8 +15,7 +5,8
Puglia +2,8 +12,1 +7,1
Basilicata +6,1 –6,9 +3,8
Calabria +3,7 –4,3 +3,5
Totale 13 regioni +7,8 +7,9 +8,7
Nord +10,8 +10,6 +11,4
Zona rossa +9,1 +8,2 +9,2
Centro-sud +4,3 +5,5 +6,2
Nota: I valori sono riferiti ai voti che non provengono dalle liste collegate ai candidati.
Fonte: elaborazione da Istituto Cattaneo; Ministero dell'Interno.


Personalizzazione e bipolarismo dal 2005 al 2010 (variazioni in punti percentuali)
Personalizzazione:
voti ai soli candidati (%)
Struttura della
competizione regionale
Regioni e aree geo-politiche
Centrodestra
Centro-sinistra Tutti i candidati
Voto ai primi
due candidati
Voti alle due
coalizioni
maggiori
Piemonte +2,5 –3,8 –1,6
–3,7 –4,1
Lombardia –6,3 –7,7 –5,6
–7,7 –5,9
Veneto +1,3 –7,2 –3,2
–3,7 –3,6
Liguria –4,6 –4,4 –4,8
+0,8 +0,7
Emilia-Romagna –1,4 –1,9 –1,5
–9,2 –8,4
Toscana +3,9 –1,0 +1,4
+3,9 +4,6
Umbria +4,1 –2,8 –1,1
–1,7 –2,1
Marche –2,2 –3,0 –2,5
–3,4 –3,8
Lazio +1,8 –6,7 –2,9
+1,4 +0,9
Campania –10,1 +12,1 –0,9
+1,6 +0,3
Puglia –4,9 +3,6 –1,4
–8,1 –9,0
Basilicata +0,8 –6,8 +1,2
–7,1 –2,0
Calabria –2,5 –4,9 +0,3
–8,7 –6,8
Totale 13 regioni –1,3 –2,6 –1,7
–3,5 –3,0
Nord –1,8 –5,8 –3,8
–3,6 –3,3
Zona rossa +1,1 –2,2 –0,9
–2,6 –2,4
Centro-sud –3,0 –0,5 –0,7
–4,2 –3,3
Fonte: elaborazione da Istituto Cattaneo; Ministero dell'Interno.
Analisi a cura di Gianfranco Baldini e Gianluca Passarelli
Per ulteriori chiarimenti: 3339775111
Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo
Tel. 051235599 / 051239766
Sito web: www.cattaneo.org

 

Alle elezioni regionali 2010 un elettore su tre non ha votato:
un livello mai registrato in passato


L’Istituto Cattaneo di Bologna ha effettuato un’analisi della partecipazione elettorale alle recenti
elezioni regionali del 28-29 marzo nelle 13 regioni in cui si è votato. Si è osservato, come hanno
messo subito in rilievo i mezzi di informazione, un forte calo dei votanti.
Per la prima volta nella storia repubblicana la partecipazione elettorale in una consultazione di
rilievo nazionale è scesa nettamente sotto il 70%, toccando il 63,5% – ben 8 punti in meno
rispetto alle regionali del 2005 (71,5%). Il calo è stato particolarmente pronunciato anche rispetto
alle recenti elezioni europee del 2009 (–6,1 punti percentuali nelle 13 regioni). Se in passato la
disaffezione dell’elettorato si manifestava prevalentemente nei confronti del voto europeo, negli
ultimi turni elettorali essa si è allargata anche alle elezioni regionali. Si tratta di un fenomeno
importante, in quanto si tende a considerare le elezioni europee come consultazioni “meno
importanti”, più lontane dalla vita della gente, e quindi più esposte al rischio di astensionismo;
eppure nel corso delle ultime due tornate elettorali regionali il non-voto è stato più marcato alle
regionali che non alle europee.
La crescita dell’astensionismo è stata maggiore in alcune regioni: Lazio (+11,9 punti percentuali),
Toscana (+10,5), Liguria, Emilia-Romagna e Marche (+8,7), tutte regioni in cui il centro-sinistra
ha vinto (o, nel caso del Lazio, perso di poco). Al contrario, al Sud – dove tradizionalmente la partecipazione
elettorale è più bassa – l’incremento è stato più contenuto (attorno a 5 punti percentuali).
Il forte aumento dei non votanti nel Lazio può essere spiegato presumibilmente con l’effetto
combinato di due fattori: l’assenza di liste del Pdl nella provincia di Roma (che giustifica i 13
punti percentuali di partecipanti in meno rispetto al 2005) e il probabile rifiuto di una parte
dell’elettorato cattolico del centrosinistra a votare Emma Bonino (che spiega il forte calo dei
votanti in tutte le province della regione).
Il crollo della partecipazione ha investito anche le regioni rosse, in primis la Toscana ma anche
Emilia-Romagna, Marche, Umbria. Per la Toscana questo risultato può essere imputato anche alla
percezione di scarsa competitività della sfida, che ha scoraggiato elettori di entrambi gli schieramenti
a recarsi al voto. Per l’Emilia-Romagna si possono avanzare altre spiegazioni: la quota potenziale
di elettori critici – verso il centro-sinistra (soprattutto dopo il caso Delbono e le recenti
dimissioni del sindaco del capoluogo) e verso la politica in generale – appare particolarmente
ampia, se si considera che all’astensionismo va aggiunto il forte successo della lista dei “grillini”
guidata da Giovanni Favia.
Non sembra essersi manifestato un “effetto punizione” nei confronti del governo in carica.
L’astensione non è cresciuta di più nelle aree dove la coalizione di governo è più forte (ad esempio,
Lombardia, Veneto, Piemonte). Si possono individuare almeno tre motivi per cui il governo non è
stato punito, com’era successo invece nel 2005: la collocazione del turno elettorale durante la prima
metà del mandato, l’assenza di discussione sul tema della crisi economica a causa dell’oscuramento
del dibattito televisivo, la forte competizione con la Lega Nord che ha mobilitato l’elettorato del
centro-destra nelle regioni settentrionali.
Aumento dell’astensionismo dal 2005 al 2010, in punti percentuali, per regione
4,4
4,8
5,2
6,0
7,1
8,2
8,3
8,6
8,7
8,7
8,7
10,5
11,9
8,0
Basilicata
Campania
Calabria
Veneto
Piemonte
Puglia
Lombardia
Umbria
Marche
Emilia-Romagna
Liguria
Toscana
Lazio
13 regioni
Analisi a cura di Dario Tuorto e Pasquale Colloca
Per ulteriori chiarimenti: 3403867528 / 3803033998
Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo
Tel. 051235599 / 051 239766
Sito web: www.cattaneo.org


Elezioni regionali 2010
Chi ha vinto, chi ha perso, di quanto e dove?


Forte crescita della Lega Nord e dell’Italia dei valori,
con conseguente riequilibrio dei rapporti di forza entro le due coalizioni
L’Istituto Cattaneo di Bologna ha effettuato alcune elaborazioni dei risultati del voto regionale
appena conclusosi per determinare quanto i maggiori contendenti abbiano riscosso maggiori o
minori consensi rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2005. Fra i risultati più
importanti si possono citare:
– La Lega Nord ha pressoché raddoppiato i consensi, passando dai quasi 1 milione 380 mila
voti nel 2005 (nelle sole 13 regioni che hanno appena votato il 28 e 29 marzo) agli attuali 2
milioni 750 mila (+1 milione 370 mila voti). Si tratta di un avanzamento generalizzato in
tutte le regioni del Nord e anche in quelle “rosse”. Molto forte la crescita nelle Marche
(voti quasi sestuplicati) e in Toscana (consensi triplicati), anche se in quelle zone la Lega
partiva da valori assoluti relativamente bassi. Ma anche nelle regioni in cui la Lega Nord
aveva già una presenza radicata si registrano avanzamenti notevoli, specie laddove il
candidato a presidente del centro-destra era un rappresentante della Lega: +134% nel Veneto
(+450 mila voti), +83% in Piemonte (+144 mila), +61% in Lombardia (+424 mila voti).
Anche in Liguria (+38 mila voti) e in Emilia-Romagna (+180 mila) si osserva uno sviluppo
ragguardevole: +100% e +165%. Si tratta di un risultato ancora più rilevante alla luce
dell’astensionismo che ha caratterizzato queste consultazioni.
– Il Popolo della libertà, rispetto ai suoi predecessori del 2005 (Forza Italia e Alleanza
nazionale), ha perso 1 milione 69 mila voti (ossia il 15%). Com’era prevedibile, una parte
consistente di questo calo si registra nel Lazio (–600 mila voti) per effetto dell’esclusione
della lista Pdl in provincia di Roma e quindi non può essere imputato a una minore attrattiva
del partito nei confronti dell’elettorato. Ricordiamo che nel 2005 An e Forza Italia hanno
raccolto 610 mila voti in provincia di Roma. Ma il Pdl conosce comunque un calo marcato
anche nelle regioni settentrionali – Piemonte (–178 mila, –27%), Lombardia (–162 mila, –
11%), Veneto (–154 mila, –22%) – e “rosse” – Emilia-Romagna (–99 mila voti, -16%),
Toscana (–95 mila, –19%). In due regioni del Sud, al contrario, il Pdl avanza: +224 mila
voti in Campania (+35%) e +47 mila voti in Calabria (+21%) – regioni strappate al centrosinistra
senza alcun apporto della Lega Nord.
– Nel complesso, il Popolo della libertà e la Lega Nord hanno guadagnato 301 mila voti
nelle tredici regioni in cui si è votato (quasi 900 mila se si esclude dal computo la provincia
di Roma). Questo avanzamento si concentra nelle regioni Lombardia (+262 mila voti),
Veneto (+297 mila voti), Campania (+224 mila), Emilia-Romagna (+80 mila) e Calabria
(+47 mila). Si assiste invece a un calo di consensi in Piemonte (–35 mila), Toscana (–19
mila).
– L’avanzamento del centro-destra è stato accompagnato da un notevole riequilibrio nei
rapporti di forza all’interno del centro-destra: se nel 2005 i consensi di Forza Italia e
Alleanza nazionale erano 5,1 volte superiori ai consensi della Lega Nord, nel 2010
questo rapporto è sceso ad appena 2,2. Detto altrimenti, se nel 2005 la Lega Nord incideva
per il 16% sul complesso dei consensi del centro-destra (nella sua accezione più ristretta), ora
essa incide per 31%, ossia ha quasi raddoppiato il suo peso entro la coalizione.
– Il Partito democratico perde 2 milioni di voti rispetto ai consensi raccolti dai Democratici
di sinistra e dalla Margherita nel 2005, ossia circa un quarto (-26%) dell’elettorato dei suoi
predecessori. Si tratta di un arretramento generalizzato, con accenti diversi: molto marcato in
Calabria (–52%), pronunciato in Campania (–36%), Basilicata (-35%) e Piemonte (-30%).
Viceversa, le perdite sono state più contenute in Lazio (–14%), Lombardia (–18%) e Veneto
(–19%).
– L’Italia dei valori manifesta una forte crescita, quasi quadruplicando i suoi consensi del
2005: +1 milione 227 mila voti. Si tratta di una crescita che si osserva in tutte le regioni, ma
meno al Sud che altrove. Particolarmente marcata la riuscita in Toscana (+127 mila voti, otto
volte tanto il risultato del 2005) e nel Lazio (+183 mila voti, una sestuplicazione dei
consensi).
– Anche in seno al centro-sinistra, dunque, c’è stato un forte riequilibrio dei rapporti di
forza: se nel 2005 i consensi di Democratici di sinistra e Margherita erano 23,4 volte
superiori a quelli dell’Idv, nel 2010 questo rapporto è sceso a 3,7. Detto altrimenti, se nel
2005 l’Italia dei valori incideva per appena il 4% sul complesso dei consensi del centrosinistra
(nella sua accezione ristretta di coalizione), ora essa incide per 21%, ossia ha
quintuplicato il suo peso nella coalizione.
– L’Udc di Pierferdinando Casini ha perso voti rispetto al 2005: –227 mila voti, ossia –15%.
L’arretramento pare essere per lo più indipendente dalle alleanze strette nelle diverse regioni:
il partito centrista ha perso consensi ovunque, tranne che in Liguria (dove appoggiava il
candidato di centro-sinistra), Toscana (dove correva da sola) e in Campania (dove
appoggiava il candidato di centro-destra). Nel complesso, tuttavia, il declino dell’Udc è
stato più forte laddove si è alleato con il centro-sinistra.
– La sinistra radicale esce sconfitta rispetto al 2005. In tutto, i partiti della sinistra radicale
hanno perso 1 milione 274 mila voti, ossia quasi la metà (–48%) del loro elettorato di
cinque anni fa. Si tratta di un fenomeno diffuso uniformemente sul territorio, con una
significativa eccezione: la Puglia, dove i partiti di sinistra avanzano di 72 mila voti (+38%).
– Infine, vale la pena di notare il risultato del Movimento 5 stelle-Beppe Grillo, che ha
raccolti i consensi di 390 mila elettori nelle cinque regioni in cui si è presentato. Il risultato
migliore in Emilia-Romagna, con il 6% dei voti validi. Ma è possibile che il ruolo più
rilevante sia stato svolto dal Movimento 5 stelle in Piemonte, dove ha conseguito il 3,7% dei
consensi e il candidato di centro-sinistra ha perso con un margine di appena 0,42 punti
percentuali.
Voti nel 2010 (in migliaia) Pdl Lega Pd Idv
Piemonte 474 317 440 131
Lombardia 1.355 1.117 976 268
Veneto 555 789 456 119
Liguria 218 76 212 63
Emilia-Romagna 518 289 858 136
Toscana 412 99 641 143
Umbria 134 18 149 34
Marche 225 46 225 66
Lazio 291 0 645 211
Campania 873 0 591 178
Puglia 615 0 410 128
Basilicata 62 0 87 32
Calabria 263 0 157 53
Complesso 13 regioni 5.996 2.750 5.846 1.562
Differenza rispetto al 2005 (in migliaia) Pdl Lega Pd Idv
Piemonte –178 +144 –184 +100
Lombardia –162 +424 –210 +207
Veneto –154 +451 –104 +90
Liguria –0 +38 –68 +52
Emilia-Romagna –99 +180 –239 +104
Toscana –95 +76 –240 +127
Umbria –2 +18 –59 +34
Marche –19 +39 –92 +54
Lazio –602 –103 +183
Campania +224 –335 +111
Puglia –25 –154 +90
Basilicata –4 –47 +23
Calabria +47 –169 +53
Complesso 13 regioni –1.069 +1.370 –2.004 +1.227
Differenza rispetto al 2005
(variazioni percentuali) Pdl Lega Pd Idv
Piemonte –27 +83 –30 +322
Lombardia –11 +61 –18 +337
Veneto –22 +134 –19 +304
Liguria 0 +100 –24 +495
Emilia-Romagna –16 +165 –22 +325
Toscana –19 +330 –27 +804
Umbria –1 –28
Marche –8 +579 –29 +490
Lazio –67 –14 +639
Campania 35 –36 +163
Puglia –4 –27 +235
Basilicata –6 –35 +245
Calabria 21 –52
Complesso 13 regioni –15 +99 –26 +366
Fonte: elaborazioni dell’Istituto Cattaneo
Nota: i dati riferiti alla Calabria non sono definitivi in quanto si riferiscono a 2.339 sezioni su 2.405.
Per ulteriori chiarimenti: 3496134830 / 3405653373
Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo
Tel. 051235599 / 051 239766
Sito web: www.cattaneo.org

 

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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