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Magda Negri

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Il Riformista, 10 ottobre 2007 - Veltroni punta all'80 e chiude a Ventotene

Due milioni di votanti, ottanta per cento dei consensi. Questa la combinata che farebbe felice Walter Veltroni. Sondaggi attendibili sulle primarie di domenica prossima non ce ne sono, ma al quartier generale dei partiti fondatori convergono segnali positivi dai comitati pro-Walter sparsi per il paese. Un milione e mezzo di partecipanti è il minimo sindacale garantito dalla carovana di candidati, che già di suo mobilita centinaia di migliaia di elettori.
Il resto lo farà il voto d'opinione, nel quale Veltroni spera di rintuzzare l'assalto di Rosy Bindi (che ieri ha ridimensionato la sua uscita su possibili brogli). In realtà, concordano sondaggisti ed esperti, se l'affluenza sarà massiccia (e magari certificata con più scientificità delle primarie 2005...), Veltroni avrà poco da taroccare: potrebbe sfondare senza problemi quota 80.

Insomma, in casa Walter e nello stato maggiore del Pd regna un certo ottimismo, nonostante i malumori ereditati dalla faticosa chiusura delle liste e a dispetto del clima generale, figlio di una campagna sotto tono sui media e nel paese. Arturo Parisi è tornato ieri alla carica, denunciando «un confronto personalistico e quindi apolitico». E persino lo sfidante Enrico Letta, sempre ben lontano dai toni di Bindi, ha attaccato Walter e la «tendenza Veronica» degli ultimi giorni di dibattito.Polemiche che Veltroni non intende raccogliere. Dopo aver puntato tutto su fisco, sicurezza e ambiente, il gran finale veltroniano è dedicato ai giovani, punto dolente della campagna e di tutta l'operazione Pd. Prima il varo del comitato promotore dei 45, privo di trentenni. Quindi la querelle sulle liste, con i Mille di Luca Sofri a mugugnare sullo snaturamento della lista 2, quella preposta a lanciare il ricambio generazionale, e con gli under 30 margheritini a minacciare l'Aventino. Infine, l'altroieri, il fallimento della sortita di Ettore Scola, candidato della lista veltroniana numero 3 (quella più di sinistra), snobbato e non riconosciuto dagli adolescenti davanti ai cancelli del liceo Tasso di Roma (ma non era meglio presentare Massimo Ghini, anche lui in lista nella 3, o magari candidati meno noti ma coetanei degli studenti?). Consapevole dell'handicap - il voto dei minorenni sarà uno degli indici di riuscita della consultazione - Walter proverà a rimediare sabato, alla vera chiusura della campagna. Che non sarà venerdì al Lingotto di Torino, col ritorno del candidato segretario là dove è partita tre mesi fa la sua avventura, bensì il giorno dopo in quel di Ventotene alla guida di un manipolo di giovani sulle orme dell'europeista Altiero Spinelli o, al peggio, delle ferie d'agosto di molti ragazzi (quelle reali e quelle del titolo di un famoso film di Paolo Virzì, ambientato sull'isola e feroce sui tic del vacanziere di sinistra). Ventotene ha vinto il ballottaggio con Scampia, scartata per l'alto rischio di "perturbazioni" ambientali. Sebbene altre perturbazioni minaccino la puntata a Ventotene. Dario Franceschini, vice di Veltroni nel ticket democratico, è stato tra i primi a ricordare al sindaco di Roma che già Romano Prodi una decina d'anni fa aveva deciso per un'escursione elettorale sull'isola, ma l'iniziativa saltò all'ultimo per le cattive condizioni del mare. Il solo Arturo Parisi scelse di imbarcarsi comunque, e con lui un drappello di giornalisti che pagò a caro prezzo, in termini gastrici, la scelta di salire sull'aliscafo. Ma il candidato segretario ha insistito: Ventotene. Evidentemente, Veltroni è sicuro che sul suo Pd il tempo volga al bello.

Stefano Cappellini

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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