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Magda Negri

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Europa, 30.4.08 - Grillo vota Alemanno - PAOLO NATALE

Roma ha dunque voltato le spalle al suo ex-sindaco, e l'ha fatto con un verdetto secco e senza remore, togliendogli addirittura quasi  100mila preferenze rispetto al primo turno, mentre 100mila voti in più sono andati verso Alemanno.

Europa, 30.4.08

Grillo vota Alemanno

PAOLO NATALE

Roma ha dunque voltato le spalle al suo ex-sindaco, e l'ha fatto con
un verdetto secco e senza remore, togliendogli addirittura quasi
100mila preferenze rispetto al primo turno, mentre 100mila voti in
più sono andati verso Alemanno.
Già. Ma chi è stato a "tradire" Rutelli nel primo turno, e chi è
stato a voltargli le spalle tra il primo turno ed il ballottaggio? È
quanto cercheremo di scoprire nelle due puntate che dedicherò, oggi e
domani, all'analisi dei flussi di voto di Roma, andando ad analizzare
in prima battuta cosa è accaduto del vantaggio di ben 85mila voti che
aveva il candidato del Pd nei confronti di quello di An. Nella
puntata di domani l'analisi verterà invece sul complesso
passaggio tra voto politico, voto amministrativo al primo turno e
ballottaggio tra i due candidati giunti in finale.
Prima di tutto analizziamo il comportamento dei due elettorati di
riferimento, quello di Rutelli e quello di Alemanno. In entrambi i
casi la fedeltà al proprio candidato è stata abbastanza elevata, tra
l'85 ed il 90 per cento di coloro che li avevano scelti al primo
turno. E simile è anche stato il loro livello di astensionismo al
ballottaggio: intorno al 10 per cento del passato elettorato non si è
recato alle urne.
Fin qui dunque tutto tranquillo. Ma arriviamo ora ad una piccola ma
significativa differenziazione: tra gli elettori di Rutelli una quota
pari al 5 per cento è passato infatti dalla parte opposta.
Un tradimento limitato, dunque, ma con numeri così ravvicinati anche
questa piccola quota può fare la differenza: in termini assoluti essa
è infatti pari all'uno e mezzo per cento dell'intero elettorato,
circa 35mila persone che, tradendo direttamente in favore
dell'avversario, contano però "doppio", poiché rappresentano la
conquista di 70mila voti in più da parte di Alemanno rispetto al
risultato del primo turno. Visto che il vantaggio di Rutelli era di
85mila voti, avendo cambiato casacca la quota che si è detto, il
divario tra i due contendenti si è così ridotto a soli 15mila voti.
Vediamo ora il comportamento di voto degli elettori che al primo
turno avevano votato per gli altri candidati, esclusi dal
ballottaggio. Il sostanziale apparentamento di fatto tra Alemanno e
Storace ha provocato li primo ribaltamento delle gerarchie nella
somma dei voti per i due candidati al ballottaggio: una quota molto
consistente, vicina all'80 per cento, di coloro che avevano scelto il
rappresentante de La Destra ha optato infatti nel secondo turno per
il voto del candidato del Pdl, mentre il restante elettorato non si è
recato a votare. Si tratta di circa 45mila elettori che hanno
permesso ad Alemanno di colmare il divario che aveva nelle
consultazioni precedenti e di passare in vantaggio di 30mila voti.
Il comportamento degli elettori di Ciocchetti e di Baccini (Udc e
Rosa bianca) è stato poi quasi simile, in termini quantitativi, a
quello degli elettori di Storace: anche in questo caso il 75- 80 per
cento è passato con Alemanno, contro un 15 per cento che ha votato
per Rutelli, con un saldo a favore del primo di altri 45mila voti,
che aggiunti ai 30mila fanno lievitare il vantaggio di Alemanno a
circa 75mila voti.
Per giungere al risultato conclusivo, si aggiungono poi le scelte di
chi aveva optato per le liste ufficiali o ufficiose di Beppe Grillo e
dei candidati minori: la maggior parte di quelli tra loro che si sono
recati alle urne (circa la metà) ha optato per Alemanno, dandogli un
ulteriore contributo di circa 30mila voti e permettendogli di
superare la soglia di 100mila voti in più rispetto a Rutelli.
Sul risultato finale hanno infine pesato il comportamento degli
elettori della sinistra estrema (Pcl e Sinistra critica, che hanno in
generale optato per Rutelli) e una piccola quota di elettori che si
era astenuta al primo turno e che ha scelto ora il voto per Alemanno.
Tutto più o meno come si poteva ipotizzare, visto l'esito conclusivo
del confronto. L'appeal di Rutelli si è limitato alla propria area di
riferimento, sia pur con qualche importante defezione, mentre
Alemanno ha potuto giovarsi di un massiccio aiuto da parte degli
elettorati dei candidati esclusi al primo turno, che hanno
sostanzialmente consegnato Roma al rappresentanti del Pdl.
A domani dunque per un analisi più approfondita delle provenienze
partitiche degli elettori che hanno determinato la sconfitta dell'ex-
sindaco.

Europa, 1.5.08

Di Pietro e il voto disgiunto

PAOLO NATALE

Torniamo anche oggi alle cause che hanno determinato la sconfitta di
Francesco Rutelli nel ballottaggio dello scorso weekend, cercando di
analizzare il complesso passaggio tra voto politico, voto
amministrativo al primo turno e ballottaggio tra i due candidati
giunti in finale. Mentre ieri ho presentato i flussi di voto in
riferimento ai candidati, ora vediamoli sotto un'altra luce, quella
del voto politico ai diversi partiti presenti nelle consultazioni
della camera.
Prima di tutto analizziamo il comportamento dei due elettorati di
riferimento, quello del Pdl e del Pd. Per entrambi gli elettorati, il
livello di fedeltà al proprio candidato è stata abbastanza elevata,
tra l'85 ed il 90 per cento di coloro che hanno votato per i
rispettivi partiti alle politiche. E simile è anche stato il loro
livello di astensionismo al ballottaggio: intorno al 10 per cento del
passato elettorato non si è recato alle urne.
Più o meno ciò che è capitato in relazione al voto per il sindaco. E
anche in questo caso occorre sottolineare che, mentre dal Pdl non
sono giunte defezioni in favore dell'avversario diretto, dal Pd una
piccola ma significativa quota (circa il 6 per cento) è passata al
ballottaggio dalla parte opposta della barricata, scegliendo Alemanno.
Prima di analizzare la scelta di voto dell'alleato del Pd, vale a
dire l'elettorato dell'Italia dei valori, vediamo come si è
comportato il resto dell'elettorato. La gran parte (il 70 per cento
circa) di chi ha votato Sinistra Arcobaleno ha optato per Rutelli sia
nel primo turno che nel ballottaggio, mentre la piccola quota che
aveva indicato altri candidati (quello di Beppe Grillo in
particolare) non si è recata alle urne.
Gli elettori dell'Udc hanno scelto per il 70 per cento Ciocchetti o
Baccini al primo turno, per poi passare nella loro stragrande
maggioranza (80 per cento) verso Alemanno, con una piccola quota in
favore di Rutelli (15 per cento).
Gli elettori de La Destra avevano ovviamente scelto soprattutto
Storace al primo turno, con percentuali non plebiscitarie, ma anche
Alemanno, per poi confluire in massa sul candidato del Pdl nel
ballottaggio. Gli elettori degli altri partiti si erano dispersi sui
numerosi candidati minori al primo turno, astenendosi poi al
ballottaggio.
Ma coloro che si sono recati di nuovo alle urne hanno privilegiato
Alemanno. Consensi dunque prevedibili verso il nuovo sindaco di Roma
provenienti da quasi tutti i partiti, con la sola eccezione del Pd,
ovviamente, e della Sinistra radicale.
Veniamo finalmente all'ultimo tassello di questo complicato
puzzle, cioè il comportamento di voto degli elettori di Di Pietro.
Accanto alla defezione sia pur contenuta degli elettori del Pd, la
loro scelta si può dire sia stata (quasi) determinante per il
risultato finale.
Vediamo perché. Al primo turno soltanto il 50 per cento dell'Italia
dei valori ha votato per Rutelli, e questa quota si è ulteriormente
ridotta al momento del ballottaggio, risultando infine pari soltanto
ad un terzo dell'elettorato; una quota minoritaria si è astenuta e la
restante metà è andata in direzione di Alemanno.
Un comportamento che ha forse impedito a Rutelli di vincere al primo
turno ("facendo il pieno" dei voti dipietristi il candidato del Pd
avrebbe sfiorato il 49 per cento dei voti validi), ma non ha
determinato certamente, da solo, la sconfitta al ballottaggio.
Affinché Rutelli vincesse, sia pur di poco, avrebbero dovuto votare
per lui al secondo turno anche tutti gli elettori del Pd delle
precedenti politiche. La concomitanza di questi fattori ha comportato
infine la vittoria di Alemanno.
Ne è una chiara controprova il comportamento di questi due elettorati
in occasione delle concomitanti provinciali. In questo caso infatti
la "fedeltà" al candidato Zingaretti è stata di gran lunga più
elevata e, soprattutto, ci sono stati molto meno tradimenti in favore
dell'avversario (Antoniozzi): soltanto il 2 per cento dal Pd ed il 25
per cento dall'Italia dei valori.
La vittoria, sia pur di misura, di Zingaretti anche a Roma (51 a 49)
dimostra in buona sostanza che l'alterità di questa parte di elettori
era certamente legata alla candidatura di Rutelli, che non era
particolarmente gradito a chi ha tradito il proprio voto politico.

 

 

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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