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Magda Negri

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La crisi in cui siamo precipitati è drammatica e profondissima. La domanda che ci dobbiamo porre è chiara: dove sono le energie - umane, politiche e culturali - su cui far leva per tentare di uscirne?

La risposta a me pare altrettanto chiara: nella volontà di cambiamento, nella disponibilità alla partecipazione, nella capacità di discernere e di decidere tra linee e leadership alternative di quei milioni di cittadini che fecero nascere il partito, il 14 ottobre del 2007.

Un patto fra dirigenti volto a rinviare ad altro momento, all'autunno, la "vera" scelta sulla leadership e sulla linea politica non è una risposta adeguata, all'altezza del problema: ciò che ci è mancato, nei mesi successivi alla sconfitta delle Politiche, non è qualche patto di non belligeranza tra dirigenti. È la capacità-volontà di andare con fiducia di fronte ai nostri elettori,  perché scegliessero col voto - secondo le regole che ci siamo dati - tra linee politiche e leadership alternative, che pure si sono venute delineando.


Il risultato è stato il logoramento fino alla crisi di una leadership e di una linea - Veltroni e il Lingotto - che aveva avuto una legittimazione fortissima. Come è pensabile che da questo stato di cose si possa uscire - per affrontare le prove durissime che ci aspettano - con una leadership provvisoria e senza un vero chiarimento politico su tutte le principali questioni aperte, dall'idea di bipolarismo fino al testamento biologico?


L'imminenza delle elezioni europee ed amministrative e l'importanza del loro esito mi pare più un argomento a favore del Congresso/Primarie subito, che un argomento contro. Sia perché otterremo un risultato migliore se le affronteremo forti di una linea e di una leadership legittimati da milioni di Democratici; sia perché potremo contare - facendo subito il nostro Congresso/Primarie - su di un Progetto del PD di medio lungo periodo, liberato dalla logica dei minuti contati o, come ha detto Veltroni, dell'"orologio alla mano".


Del resto, se oggi procedessimo all'elezione di un Segretario con mandato limitato ai prossimi mesi, dovremmo farlo al prezzo di non affrontare - né qui, oggi, né domani, fino al Congresso di autunno - alcuno dei problemi politici sui quali siamo stati e siamo apparsi incerti e irresoluti. Proprio quei problemi sui quali i candidati "veri" alla leadership dovrebbero dirci ora cosa pensano e cosa propongono. Ora, non domani, ad elezioni avvenute. Perché la possibilità che le elezioni vadano bene, per noi, è vitalmente connessa alla nostra capacità di qualificare la direzione del cambiamento che proponiamo al Paese.


Entrambe le scelte che stamane si confrontano sono legittime. Ma una sola è quella che conduce al chiarimento politico che è, per noi, aria da respirare: Congresso/Primarie subito.


Vorrei che fosse chiaro che qui, oggi, noi non dobbiamo formulare un giudizio sulla candidatura di Dario Franceschini a Segretario del Partito. Ho detto a  lui in privato - e non ho difficoltà a ripetere qui di fronte a voi - che Dario Franceschini candidato in aperta competizione con l'altra candidatura emersa nelle settimane scorse - quella di Pier Luigi Bersani  avrebbe il mio convinto sostegno. In un Congresso/Primarie da indire subito, sì. Così, in questa area di provvisorietà e indistinzione politica, no.


Nel proporvi la strada del Congresso/Primarie subito, mi muove la preoccupazione di corrispondere - con la decisione di oggi - alla domanda di partecipazione che ci viene dai nostri elettori ed iscritti più esigenti, che sono stati i più entusiasti e sono oggi i più delusi. Chiamiamoli a decidere con noi, e tornerà la voglia di fare, tornerà la capacità di proiettare all'esterno - nella lotta con l'avversario politico - energie troppo a lungo frustrate in un opaco conflitto interno.

Roma, 21 febbraio 2009

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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