Riassumo la recente assemblea nazionale del PD in pochi punti:
- Rimozione dell'analisi del risultato elettorale e dei suoi significati
- Rassicurazione della comunità del gruppo che deve mondarsi delle degenerazioni correntizie
- Patto di sindacato interno (Bersani – Franceschini – Letta) che controlla il partito, ha perso le elezioni, si è dislocato tutto al governo
Chi resta fuori? Dalemiani, bindiani, prodiani, riformisti e liberal di varie scuole e tendenze. Tutti guardano a Renzi come la calamita che attrarrà i voti, mentre si vota Epifani per un periodo di transizione.
Il futuro congresso del PD sarà un concilio serparato dalla società o sarà in grado di fare al paese una proposta di riforme e di guidarla?
La posta in gioco è tutta qui e non abbiamo il lusso di ritrarci o di disinteressarcene. La situazione economica resta più grave del previsto e la nostra contrattazione con l'Europa ha margini oggettivi. Spetta a noi affrontare i nostri nodi storici e il tempo è tiranno.
L'offensiva di Grillo contro i partiti riformisti è per lui questione di vita o di morte e non mollerà.
Berlusconi, se condannato anche in Cassazione all'interdizione dai pubblici uffici, dovrà subire il voto dell'assemblea del Senato. All'attuale Senato c'è una potenziale maggioranza per condannare Berlusconi: qualcuno che che starà lì a subire la sua morte politica e non provocherà le elezioni anticipate?
È giusto che la magistratura faccia tutto il suo corso, è giusto che il PD si prepari – con una certa freddezza – agli imprevedibili eventi che sono dietro l'angolo.