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Una nuova sensibilità…una nuova cultura

By 02/11/2016Attualità

C’è davvero un’ala nera su quest’Italia che continua a tremare… Io penso che questo disastro naturale, questa sofferenza degli abitanti dei borghi dell’Italia centrale, che questa loro tenacia  nel non voler abbandonare le loro case e insieme quel modello sociale di convivenza, di civiltà, di cultura ci stia provando tutti un po’. Ogni giorno che passa, la naturale profondità drammatica di questo fenomeno, che tornerà forse tra qualche anno, che non cesserà subito, che è forse strutturale della morfologia geologica dell’Italia centrale, ( non sono uno scienziato, ma stiamo imparando tutti che c’è un dramma sotto la crosta di questo Paese), sta secondo me molto cambiando la percezione delle priorità politiche, delle cose da fare, dello stesso taglio da dare al referendum. Ovviamente non si può spostare una data politica per cui tutti i cittadini che si stanno democraticamente mobilitando, però quello che sta accadendo dovrebbe dare, in qualche modo, un senso di misura e di onestà al dibattito, in qualche modo scacciare tutti i provincialismi, le reciproche accuse.  Stando al tema specifico e politico generale questo che sta accadendo ci dice che anche le nostre priorità di spesa devono essere diverse: le grandi opera vanno fatte certo, ma il ponte di Messina  ributtiamolo tra le sirene dello Stretto;  l’investimento di lunga durata per sistemare il fragile territorio italiano richiede una nuova logica di detassazione, forse assicurazioni private, ingenti investimenti pubblici perché gli investimenti pubblici non basteranno nemmeno per una famiglia normale a rimettere su una casa, e quindi quella  questione che affrontò anche il governo Monti di  assicurazioni anche private sui rischi geologici naturali, delle alluvioni, è una cosa molto, molto sensata su cui ritornare senza finti pudori. Secondo me molto è cambiato, anche l’atteggiamento dell’Europa deve essere serio e fraterno; sentiamo considerazioni serie in questi giorni non sentiamo un eccesso di fraternità.

Infine una seconda riflessione. Dopo la pietosa vicenda di Goro dove più che razzismo è stata la sensazione di una profonda arretratezza culturale, di un’ignoranza diffusa a suscitare quel triste episodio di rifiuto di giovani donne peraltro malate che il paese ha rifiutato di accogliere, i più vigorosi e floridi ed emancipati borghi novaresi dicono che non vogliono accogliere i profughi. Spero che la questione si risolva, si risolverà se verrà rispettato un rigoroso equilibrio nel rapporto numerico fra abitanti e tenti rifugiati da accogliere. Però certo che la provincia di Novara, dalla quale provengo, capeggiata dal suo “pimpante” sindaco leghista ha dato una triste prova di sé. Vedo che le grandi città soffrono di più ma assorbono di più, metabolizzano di più. Vicino a casa mia ci sono le aree di case dell’ex villaggio olimpico, ci sono circa 700 ospiti, c’è stato anche qualche episodio doloroso, ma la popolazione non li ha rifiutati; temevo, lo confesso, per le elezioni amministrative di pagare un prezzo elettorale e invece non abbiamo pagato nessun prezzo. Quindi stiamo a dimostrare che le dimensioni di vaste città già all’interno multiculturali non dico che siano più emancipate, ma sono più abituate a conoscere il diverso e a gestirlo. Spero che anche i tanti e bellissimi borghi italiani,anche del Piemonte, sapranno in qualche modo cambiare atteggiamento, in qualche modo migliorarsi in qualche modo emendarsi da questi primi intollerabili rifiuti.

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MAGDA NEGRI

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