Il voto del Consiglio comunale di Roma sul registro delle Unioni civili (tranquillamente esistente in 31 comuni italiani con culture territoriali molto diverse) dichiara in modo emblematico le difficoltà e le contraddizioni crescenti del Pd a decidere, deliberare, normare in merito a decisive questioni impropriamente dette "etiche".
Tutto ciò è in certa misura inevitabile e scontato nella fase nascente di un partito mutli-culturale. Insieme all'incertezza e alla contraddizione, c'è però sicuramente nel Dna del Pd l'istinto democratico al confronto senza reti, all'ascolto dei cittadini, all'assunzione delle loro scelte come vincolanti per l'indirizzo del partito stesso. Per questo penso che il referendum comunale, proposto da socialisti, Radicali ed altri, per l'istituzione dell'albo delle unioni civili deve essere accolto come occasione seria per il Pd.
Si eviti di dargli significati ritorsivi, da ultima resistenza. Lo si assuma, se si farà, come normale espressione della volontà di una comunità su significativi problemi del suo vivere organizzato. Non servono forum etici e non bastano le istituzioni, per quelli che si dicono e si concepiscono come "democratici davvero". Mettiamoci alla prova.
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Leggi lettera di Veltroni a Repubblica sui Diritti Civili.