Resterà nella storia d’Italia la tragica vicenda di Valeria Soresin.
Forse fra i giovani “fucilati” al teatro di Parigi c’erano altri futuri cittadini europei colti, coraggiosi, socialmente impegnati – e li volgiamo ricordare in qualche modo riassunti in lei – ma Valeria ha avuto due genitori eccezionali che hanno soffocato il dolore nella celebrazione della figlia come “cittadina” e “persona” esemplare, ne hanno fatto un simbolo di forza e libertà.
Valeria l’hanno abbracciata, l’Italia si è inchinata e il feretro di Valeria, alto nella piazza dei Dogi, è stato simbolo di laicità e speranza, rispettata dai rappresentanti, voluti dal padre, delle grandi religioni.
Mi piace pensare a Valeria viva come a una figlia amata, rispettata, ammirata dai suoi straordinari genitori.
Con la loro forza intellettuale l’hanno come strappata a una morte ingiusta e crudele e fatta rivivere nella luce del simbolo e del massaggio.