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Magda Negri

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Si moltiplicano le analisi del voto e le riflessioni.

(a questo proposito si vedano i ricchi materiali pubblicati dall'Istituto Cattaneo)

Il centro-sinistra (PD) misura il suo tasso di maggioritarismo e lo trova più esiguo dell’auspicabile e dell’auspicato. La sinistra Arcobaleno si avvia a percorsi diversi e ricerca i fondamenti di un’analisi essenziale e smarrita della società contemporanea, bada a prendersi cura di sé, di una comunità ferita. Si proporrò per tutti gli sconfitti -pur nelle diverse vocazioni –il problema delle future alleanze, della gestione dell’imminente referendum, della riforma della legge elettorale.

Venerdì 18 aprile la presentazione dei flussi elettorali organizzata a Milano da Libertaeguale ha meglio rilevato quello che era già intuibile: un milione di elettori (quasi tutti del Centrosinistra) non ha partecipato al voto, penalizzando il Pd e la Sinistra arcobaleno, che cede circa il 30% dei suoi voti al Pd e  a Idv. Il Pdl perde in tutte le circoscrizioni Camera del Nord e cede i suoi voti alla Lega che ne assorbe anche dal Centro Sinistra. L’andamento del Pd al Sud è più problematico del previsto. Segatti ci ha dimostrato che il Gossip nazionale dell’antipolitica non ha effetti sistemici sui grandi numeri.

La disaffezione è pari in Italia a quella del 1997 e perfettamente in linea  con le risposte ai questionari  sul tema di tutti i cittadini europei. Anche la questione della “pancia in giù” della curva di gradimento del Governo  dopo il 2008, passati i primi mesi di luna di miele, pare perfettamente analoga alla curva in giù del Governo Berlusconi nei primi mesi del 2001. Il voto cattolico non ha avuto influenza significativa per scegliere l’uno o l’altro schieramento. E la Lega seguendo l’originale matrice del 1993 si gonfia di voti popolari e di operai del Nord. Il territorio e le dominanti culturali pesano di più del dato di classe, ma questo non è certo una novità nella storia politica del  Paese. Fa riflettere il fatto  che il calco del Pd è esattamente coincidente con quello del Pci nel 1976. Mentre le aree ex Dc sono nella PDL o Lega. La domanda fortissima di semplificazione in senso bipolare  ha incontrato una offerta politica nuova  e l’ha enfatizzata.  Quasi 500 mila elettori  hanno votato sinistra con falce e martello. Ma l’elettorato di Rc  è da sempre volatile, senza zoccolo di appartenenza. Il pd appare il partito che fa il pieno della sinistra riformista italiana, ma cede voti moderati e cattolici all’UDC. Si chiude a destra la transizione italiana?

Non nascondo il mio rammarico per l’entrata del fronte Pdl Lega, che segnala non solo problemi del Centrosinistra di governo, ma tendenze ad autorappresentazioni culturali di lungo periodo  che richiederanno una rifondazione non  solo di cartelli elettorali. Leggo numerose ricostruzioni del voto, tutte fondate. Qualcuno mugugna ancora sulle liste, non afferrando la durezza tutta politica del nuovo scenario. Sento che Veltroni guarda a possibili alleanze  con l’Udc , l’altra  opposizione. Non è certo la scorciatoia per aggirare il problema  dello “sviluppo maggioritario” del Pd, ma anche all’opposizione l’autosufficienza è un rischio da evitare . Altre considerazioni, tipo la conduzione della campagna elettorale,  gli slogan, l’one man show, mi paiono residuali.

Dopo il ballottaggio delle amministrative la riflessione sarà più chiara, organizzata e partecipata.

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Venerdì 26 febbraio 2016
Sala Viglione, Palazzo Lascaris
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Presiede: Magda Negri

Intervengono: Davide Gariglio, Mercedes Bresso, Alberto Majocchi, Enrico Morando

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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