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Magda Negri

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La Stampa, 21 settembre 2007 - Nel mondo una politica bipartisan - WALTER VELTRONI

Caro Direttore, all'inizio del XX Secolo la popolazione del pianeta superava di poco il miliardo di persone; in cent'anni il numero si è sestuplicato e 2 abitanti su 5 della Terra sono indiani o cinesi. È un mondo nuovo, che vede crescere l'aspettativa di vita degli europei di quasi tre mesi ogni anno e che registra il calo drammatico della vita media nei Paesi più poveri dell'Africa.

E'un mondo in movimento, nel quale aumenta il numero di chi viaggia per lavoro o per il piacere della scoperta, ma anche chi migra all'interno dello stesso continente o fra un continente e un altro inseguendo il sogno di una vita migliore. È un mondo che ha rivoluzionato il senso delle distanze, avvicinando con Internet idee e persone che vivono a migliaia di chilometri ma anche separando identità che vivono fianco a fianco.


 Dalla caduta del Muro il
cambiamento rimane la cifra vera di questo tempo, un cambiamento che
continua a stupire per intensità e rapidità, che apre orizzonti e
offre opportunità, ma nasconde anche vecchie insidie e nuovi veleni.
In questo tempo il Partito democratico vuole offrire all'Italia una
visione di politica responsabile e capace di mobilitare le risorse
della nostra comunità nazionale, in particolare delle nuove
generazioni, destinatarie domani delle nostre scelte di oggi.

Responsabilità condivise
Il mondo nuovo sarà sempre più multipolare. Ce lo conferma
l'emergere della Cina come superpotenza economica ma anche politico-
militare, l'affermazione dell'India con la sua democrazia e la sua
modernizzazione, il ritorno della Russia, l'ascesa di Paesi leader
continentali come Sudafrica e Brasile. Questo comporterà il
ripensamento del ruolo dell'Europa e più in generale il
ridimensionamento dell'Occidente: nuove leadership, nuovi equilibri
e dunque nuove strategie. È per questo indispensabile, oggi più di
ieri, ribadire la scelta per una politica multilaterale e l'impegno
italiano nelle organizzazioni internazionali che ne sono lo
strumento. Un impegno che vive anche attraverso le missioni di pace
in cui l'Italia è protagonista grazie alla professionalità e alla
generosità dei nostri soldati. Siamo anche convinti che per giungere
davvero a istituzioni sovrannazionali capaci di gestire le nuove
sfide globali, per fare divenire questi strumenti più efficaci nei
risultati e più rappresentativi di questo mondo nuovo, occorra
continuare a lavorare per la riforma delle Nazioni Unite e delle
istituzioni finanziarie internazionali, del Consiglio di Sicurezza,
per l'istituzione di un Consiglio per lo Sviluppo Umano e di uno per
l'Ambiente.

Avanguardia europea
Il Partito democratico deve rilanciare in Europa il processo
d'integrazione politica. L'Italia ha scommesso tutta se stessa
sull'Europa fin dalla sua nascita, convinta che il massimo
dell'integrazione comunitaria coincidesse con il massimo
dell'interesse nazionale. L'Europa massima possibile, dunque, non
quella minima indispensabile. L'Europa non come problema ma come
prima risposta politica a chi dice che la globalizzazione è
ingovernabile. Questo ci ha spinti ieri a essere molto esigenti
nella scrittura del trattato costituzionale e a lavorare ora per non
disperdere la sostanza di quel lavoro, per chiedere una politica
estera e di sicurezza comune, una politica di rinnovamento del
modello sociale europeo, un maggiore impegno verso ricerca e
innovazione. Ma se l'Europa a più velocità già esiste nei fatti,
dobbiamo impegnarci per una vera democrazia europea. Se necessario,
sia un nucleo forte di Paesi a procedere per primo sulla strada che
porta a una vera e propria Unione politica. Una fase costituente
dell'Europa politica per diventare global player, per uscire da
un'idea paternalistica di Europa per gli europei e giungere
finalmente a un'Europa degli europei. Vogliamo scommettere fin d'ora
sulla generazione figlia del programma Erasmus, estendendolo e
potenziandolo fino ad arrivare a rendere normale per tutti un
periodo di studio all'estero di almeno sei mesi. Le elezioni europee
del 2009 avranno una grande rilevanza: noi rappresenteremo l'idea di
un'Europa più forte e democratica con l'obiettivo di costruire al
Parlamento e nel nostro continente un grande campo dei democratici,
dei socialisti e dei riformisti, a vocazione maggioritaria.

L'hub mondiale del nuovo secolo
Il Mediterraneo è tornato a essere un grande crocevia del mondo e
l'Italia può giocare la sua straordinaria posizione costruendo un
circuito «euromediterraneo» che offra opportunità inedite nei
trasporti, nell'uso delle risorse, dell'ambiente, dell'energia, nel
governo dei flussi migratori, nel dialogo interreligioso e
culturale. La nostra collocazione fa di questo mare e del nostro
Paese il nuovo hub mondiale dei commerci con l'Oriente e delle rotte
energetiche provenienti dal Caspio, dal Golfo, dalla sponda
settentrionale dell'Africa. Il Mediterraneo deve divenire il luogo
del dialogo politico-culturale che ricompone le gravi fratture del
nostro tempo, e l'Italia l'esempio della miglior convivenza
possibile. Occorrono però programmi di modernizzazione industriale e
infrastrutturale, promozione d'investimenti, corridoi che leghino la
sponda Sud alle reti europee, sostegni alle piccole e medie imprese
italiane assai adatte a diffondersi in quest'area. L'iniziativa
europea verso i Balcani occidentali e la Turchia per un loro futuro
accesso all'Unione è nostro interesse strategico. L'Italia deve
favorire le riforme in quei Paesi e la loro stabilizzazione
istituzionale e sociale che resta l'unico modo per garantire il
superamento dei conflitti che li hanno attraversati.

Amicizia responsabile
L'Italia deve mostrare agli Stati Uniti d'essere un Paese non solo
amico ma utile. Alla fine della guerra fredda abbiamo perso il
nostro ruolo di frontiera della frattura Est-Ovest, ma per noi il
legame atlantico resta vitale poiché costruito su una comunità di
valori e di principi. Dobbiamo però da un lato confermare la
funzione di Paese amico poiché influente e ascoltato in Europa,
dall'altro interpretare la novità possibile: la centralità del
Mediterraneo, l'integrazione dei Balcani e della Turchia, il dialogo
con il mondo arabo sono obiettivi che rispondono anche alla
necessità di garantire la pace, la sicurezza, e la lotta al
terrorismo. Infine, deve essere chiaro che amicizia e lealtà
implicano, se necessario, esprimere diversità di opinioni così come
negoziare pragmaticamente la propria agenda. Una cosa, ad esempio, è
appoggiare il modo in cui gli Stati Uniti si seppero muovere, nel
segno del multilateralismo, per intervenire in Afghanistan
all'indomani dell'11 settembre, altro è «stare con gli americani a
prescindere», come è stato detto in occasione della sventurata
guerra in Iraq. Tanta acriticità non serve a noi, e si è rivelata
poco utile anche a loro.

No excuse
Pace, democrazia e sviluppo sono obiettivi importanti per l'Italia e
devono divenire una priorità per tutta la comunità internazionale. È
in particolare in Africa che le sfide globali devono essere vinte, a
cominciare dal raggiungimento degli «Obiettivi di sviluppo del
millennio» fissati dalle Nazioni Unite e sui quali scontiamo un
inaccettabile ritardo. Ma occorre intensificare gli sforzi per
superare la tragedia del Darfur, per stabilizzare il Congo, per dare
una risposta alle altre crisi come in Somalia e in Zimbabwe. Il
prossimo summit euro-africano che si terrà a Lisbona dopo
un'interruzione di ben sei anni dovrà produrre risultati effettivi
per lo sviluppo, la prevenzione dei conflitti, l'affermazione dello
Stato di diritto. La lotta all'Aids, la sicurezza alimentare, la
promozione della democrazia, il sostegno alla società civile sono le
priorità di un rinnovato impegno italiano nella cooperazione
internazionale. Il nostro Paese possiede uno straordinario
patrimonio di solidarietà e di competenze nella società civile,
nelle ong e nelle istituzioni locali. È tempo di valorizzarlo
attraverso una nuova legge sulla cooperazione e un incremento
programmato delle risorse disponibili. Lottare contro la povertà,
dare speranze di una vita dignitosa, rappresentano un imperativo
morale e una necessità, perché le ingiustizie, oltre che
inaccettabili in sé, diventano fonte di insicurezza per tutti.

Fermiamo le ingiustizie
L'iniziativa per una moratoria delle esecuzioni capitali ha
incontrato un grande successo che speriamo di confermare anche alla
prossima riunione dell'Assemblea Generale dell'Onu. Il sostegno
europeo all'azione italiana premia la costanza delle organizzazioni
che da tempo si battono per questo obiettivo, ma anche l'impegno del
Parlamento, della diplomazia e del governo. E del resto la nostra
elezione nel Consiglio di Sicurezza e poi nel Consiglio sui Diritti
Umani riconosce sia l'attivismo italiano che il nostro tentativo di
valorizzare comunque un coordinamento europeo che operi per un
multilateralismo efficace. L'affermazione dei diritti umani è un
faro che deve orientare la nostra azione: la Corte di Giustizia e il
Tribunale Penale Internazionale devono essere il centro di un
sistema che garantisca la punizione dei crimini più gravi, ma anche
gli accordi di cooperazione siglati dal nostro Paese dovranno
contenere clausole serie relative alla tutela dei diritti umani.

Cambiare aria per un mondo sostenibile
L'umanità vive una crisi ecologica su scala planetaria. Ciascuno di
noi lo avverte sulla propria pelle: clima impazzito, stagioni
irriconoscibili, inquinamento, desertificazione e riduzione della
biodiversità. E in più l'accesso all'acqua potabile ancora negato a
oltre un miliardo di persone. Una politica internazionale moderna
deve assumere la sfida dei cambiamenti climatici come stella polare,
come insegna la recente iniziativa guidata da Al Gore. Non serve
allarmismo, ma un'immediata e responsabile consapevolezza del
rischio. Il genere umano ha la possibilità di salvaguardare la
natura e di soddisfare i propri bisogni grazie a uno sviluppo
sostenibile, dato che le conoscenze scientifiche e le innovazioni ci
offrono nuovi sistemi produttivi, nuove merci e servizi meno
inquinanti e a basso consumo di materiali ed energia. Il
raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, rafforzati dalle decisioni
dell'Unione sulla CO2, e la fissazione degli obiettivi per il
periodo successivo al 2012, vanno considerati una priorità e
un'occasione irripetibile. In questa emergenza è positiva l'idea di
creare una nuova istituzione internazionale, una sorta di Consiglio
di Sicurezza dell'Ambiente, che sia parte integrante del sistema
delle Nazioni Unite, che riunifichi e rafforzi competenze sinora
deboli e disperse, che sappia promuovere un «nuovo ordine
ambientale».

Nuove energie
La tendenza al superamento dei combustibili fossili e l'impiego di
fonti di energia rinnovabile a ridotto impatto ambientale ci
spingono verso nuove soluzioni. È indispensabile che l'Italia si
doti nel quadro europeo e internazionale di una strategia di
sicurezza energetica che comprenda la certezza dell'accesso alle
fonti, il risparmio energetico, la diversificazione, l'impatto
ambientale, la ricerca e lo sviluppo di fonti alternative. Occorre
investire sulle energie rinnovabili. Il loro impiego permette non
solo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, ma anche
l'eccessiva dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili.
Dobbiamo perciò seguire con convinzione la strada indicata dal
recente Consiglio europeo: arrivare entro il 2020 a una quota del
20% di energie rinnovabili e a una quota minima di biocarburanti del
10% nel settore dei trasporti.

Allontanare la minaccia nucleare
L'umanità sta rischiando concretamente di entrare in una seconda era
nucleare. È uno spettro reale. Dopo anni di riduzione degli
arsenali, Stati Uniti e Russia sono tornati ad aumentare le spese
per il loro ammodernamento e potenziamento. In diversi Paesi si sta
facendo strada la convinzione che il possesso di armi nucleari
rappresenti la migliore garanzia di sicurezza contro un attacco
esterno e comunque una «carta» da spendere sul piano dei rapporti di
forza in una determinata area o a livello più ampio. Troppo sottile
è il confine tra scopi civili e militari per non guardare con
preoccupazione alla diffusione delle tecnologie nucleari o alla
crescente disponibilità dell'uranio, materia prima indispensabile
per la produzione di armi di distruzione di massa. Impossibile, in
particolare, non provare inquietudine di fronte alla crisi nucleare
iraniana. Fermezza e dialogo sembrano aver condotto a una soluzione
positiva rispetto al regime nordcoreano, che si è impegnato a
smantellare i suoi impianti entro la fine dell'anno. Fermezza e
dialogo dovranno essere il modo per arrivare al rispetto delle
risoluzioni dell'Onu da parte di Teheran, a una reale ed effettiva
cooperazione con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica e
alla sospensione dei programmi di arricchimento dell'uranio.

Oltre la siepe
Siamo testimoni, dunque, di un cambiamento storico che mette in
discussione la politica estera tradizionale, ma offre anche
all'Italia, alla sua privilegiata posizione geografica, alla sua
cultura millenaria, l'occasione di giocare un inedito sistema di
relazioni in Europa e nel mondo. Il Partito democratico offre questo
insieme di scelte al dibattito del Paese. Non ci nascondiamo
l'obiettivo di poter far convergere su di esse le altre principali
forze politiche così da tornare finalmente a un'idea condivisa di
politica internazionale - che da sempre dovrebbe essere il campo
delle intese bipartisan - e da superare quelle logiche di
schieramento di parte che ci hanno spesso indebolito. Sarà così
possibile valorizzare l'amore e il rispetto che il mondo intero
nutre per il nostro Paese e unire le grandi energie di cui
disponiamo per promuovere sempre meglio gli interessi della nostra
comunità nazionale che, oggi più che mai, coincidono con un più
generale interesse europeo e internazionale.

 

 

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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