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Magda Negri

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Considerazioni prima del voto

In una crisi così grave l'Italia si meritava un'altra campagna elettorale. Invece, complice il forte uso del mezzo televisivo, abbiamo assistito ad un crescendo di slogan e di promesse fino all'incredibile elargizione "regale" di Berlusconi, che pagherà lui l'IMU a tutti. 

Valuteremo il fenomeno Grillo;  sconcertante la giornalista de L'Unità che ad Omnibus si è dichiarata contenta della folta presenza grillina nel consiglio regionale siciliano, sdoganando di fatto il voto ad un populista torvo ed antidemocratico.
Quanti giornalisti saranno scacciati dai palchi?

Il mio ultimo impegno in campagna elettorale è stato un incontro con l'associazione GLBT. Discussione molto matura, tutti ormai vogliono il matrimonio paritario e non si accontentano di compromessi. L'Europa d'altra parte si sta orientando in tal senso. Per arrivare a qualche risultato bisognerà sottrarre i temi etici ai programmi di governo e giocare su alleanze trasversali. 

 

Aspettando le elezioni

Ultimi impegni pre elettorali: il 12 febbraio ho assistito ad un importante convegno sul futuro dell'industria aerospaziale in Italia nelle sue implicazioni civili e militari. Incombe il fantasma dell'arresto di Orsi ma si decide opportunamente di non parlarne. Mi ricordo quando in Commissione Difesa c'era ancora Guarguaglini e in sua presenza (stavamo facendo un'audizione su Finmeccanica) sollevai il problema delle numerose inchieste (Selex Galileo, ad esempio) in cui la nostra più prestigiosa azienda a maggioranza pubblica era coinvolta e chiesi conto della qualità del suo management. L'allora presidente Cantoni (un ex socialista craxiano ed economista di vaglia purtroppo deceduto qualche mese fa) praticamente mi assalì dicendomi di occuparmi dei problemi di Massimo D'Alema. Litigammo un pò. Ebbi il sostegno solo del generale Del Vecchio e, ex post, del vicecapogruppo Zanda.

13 febbraio: ultima riunione della Commissione Difesa, credo. Di tutto il nostro lavoro nel programma del Pd non è rimasto niente. Ci sono solo poche righe per chiedere di ridiscutere il progetto degli F35 perché, vi si scrive, prima di tutto viene il lavoro. Ipocrisia strumentale e intollerabile, per gli F35 stanno già lavorando 250 piccole e medie imprese italiane. Sono molto delusa e decisamente arrabbiata perché non si cita neppure l'importante lavoro fatto dal Gruppo Pd alla Difesa per la legge delega di ristrutturazione profonda delle forze armate italiane, verso un modello di esercito professionale, proiettabile nei vari teatri, integrato a livello europeo. Cosa vuol dire questo? Che il PD al Governo ritornerà agli organici ipergonfiati dai marescialli cinquantenni e sessantenni inabili all'esercizio militare? Brutta reticenza, brutto segno.

Il torpore attendista del PD

Domenica 3 febbraio ho partecipato con Mauro Marino, Silvia Fregolent, il presidente del comitato di quartiere ad un interessante dibattito presso la sala Carpano di Etaly a Torino. Circa 50 militanti presenti, molto anziani e molto attenti.

Ho l'impressione che si stia prendendo un po' sottogamba, con una specie di torpore attendista, questa campagna elettorale. Ci si riposa sugli allori affidandoci all'automatismo del porcellum. Mi vedo costretta a "sgridare" qualche giovane membro del direttivo della mia sezione che parte in quarta chiedendo l'abrogazione integrale delle proposte Fornero sul mercato del lavoro. Basta poco per riportare l'ordine del discorso ad una consapevolezza più matura della fase politica e dei problemi non risolti.

Alcuni militanti più anziani, con lucidità, sono consapevoli che il 90% di questa campagna viene giocata in televisione e si lamentano perché i rappresentanti del PD che più spesso vanno ai dibattiti non hanno proposte puntuali, facilmente divulgabili e persuasive. In effetti, se paragoniamo il programma del PD del 2008 con l'attuale, purtroppo dobbiamo segnalare una regressione molto seria quanto a proposte e coerenza programmatica.

Monte dei Paschi: attacchi immotivati

Monte dei Paschi di Siena: i problemi sono generali e sistemici, di rapporti tra fondazioni e banca, di efficacia della vigilanza di Banca d'Italia e Consob.

Problemi simili stanno vivendo le landbank della Germania: soltanto una vigilanza bancaria a livello europeo potrà uniformare questo tipo di problemi.

L'attacco concentrico contro di noi su Monte dei Paschi è davvero immotivato, anche se si può capire data la violenza della campagna elettorale.Teniamo i nervi saldi e argomentiamo, tenendo presente l'oggettività dei problemi.

Quello che è successo a Monte dei Paschi poteva capitare a qualsiasi banca italiana.

Note sul convegno di Orvieto: Monti, il riformismo, le tentazioni populistiche

Il convegno di Orvieto ha tenuto fede all'impegno di Libertà Eguale: dedicare ogni anno una discussione approfondita ad uno specifico tema culturale e politico.
Avevamo per tempo individuato il tema del populismo contemporaneo, non tanto nelle sue accezioni estreme alla Hider, ma come orientamento profondo di soluzione illusoria a problemi complessi che agita le società europee contemporanee.

La bellissima relazione di Antonio Funiciello ha sviscerato il senso politico attuale del problema e vi consiglio di soffermarvi sulle bellissime parole del ventiseienne Giacomo Matteotti nell'analisi del riformismo come antidoto al populismo.

Mario Monti è stato perfetto nel ruolo di interlocutore di merito alla relazione introduttiva di Funiciello, con alcuni cenni retrò, come quando ha indicato come superate le definizioni di destra e di sinistra.  
Lo definisco "retrò" perché era esattamente la argomentazione di Nando Adornato nel '94-'95 - mentre io ritengo che il radicale riformismo di Monti potrebbe portare ad una società più competitiva, più attenta alle pari opportunità e quindi vocata ad una sinistra liberale.

Ho considerato di grande interesse nelle conclusioni di Ernico Morando la riflessione sul populismo aggressivo e politicamente orientato della Lega e di Maroni. Rinasce la grande sfida di Miglio della macro regione del Nord, ma in questo caso l'eventuale vittoria di Maroni in Lombardia potenzierebbe i governatori di Piemonte e Veneto in una sfida secessionista tanto più seria quanto più inedita e grave è la crisi europea rispetto agli anni '90.

Le prossime elezioni saranno caratterizzate dallo scontro di un'ipotesi di governo della crisi italiana e varie controtendenze populistiche.

In proposito, sono rimasta impressionata dalla reazione popolare alla trasmissione di Santoro: c'è un elettorato anti-montiano e anti-sinistra che per un anno è stato acquattato e deluso e appare ora disponibile a seguire di nuovo il pifferaio magico.

Mi sembra difficilissimo avere la maggioranza al Senato, anche se la candidatura di Albertini potrebbe aiutare ad intercettare voti di Maroni. Al Nord e in Lombardia si giocherà il senso di questa campagna elettorale.

Vedo già due movimenti contrari: chi, come me  e Veltroni, pensa compatibile una governabità tra centrosinistra e centro riformatore (ipotesi strategica che abbiamo definito nel documento Italia Bene Comune, sottoscritto anche da Vendola, che apre ora alla coalizione estremista di Ingroia) e chi si oppone a questa ipotesi.

Il problema principe, quello della governabilità non sarà di facile soluzione.

Liste PD: sbagliato non riconoscere il pluralismo politico



Ricordate questi nomi: Enrico Morando, Giorgio Tonini, Magda Negri, Stefano Ceccanti, Salvatore Vassallo, Marilena Adamo… Questi sono i senatori che hanno promosso due convegni sull'agenda Monti, che si sono battuti per continuare la stagione delle riforme, per il collegio uninominale e una riforma semipresidenziale dello stato.

Insomma, sono senatori che hanno assunto una soggettività politica molto forte, molto esplicita. Alcuni di loro avevano molti anni di attività parlamentare e quindi giustamente non si sono più ricandidati. Altri, tra cui io, si sono candidati alle primarie, hanno avuto discreti risultati ma non hanno vinto.

Molti di questi - e alcuni giovani di valore come Antonio Funiciello - sono stati proposti da noi per il cosiddetto "listino blindato" del segretario. Ieri, quando abbiamo chiuso le candidature, non c'era nessuno che rappresentasse la dimensione socialista liberale, riformista che è stata caratterizzante del nostro lavoro.

Per questo faccio una critica politica perché non riconoscere il pluralismo politico nel gruppo parlamentare è stupido e politicamente controproducente.

Riflessioni sparse sulle primarie dei parlamentari in Piemonte

1. L’esito delle concentratissime primarie per i parlamentari (sbagliate definirle cos’, si è trattato di un voto a preferenza doppia su lista chiusa diretto a una base elettorale di stretta appartenenza) è stato giustamente valorizzato per i suoi aspetti innovativi di età e di genere che qualificheranno almeno per un decennio i gruppi parlamentari del centro sinistra. Una innovazione di lunga durata. Il Piemonte ha confermato questa tendenza
 
2. Ad una considerazione più ravvicinata, per quanto riguarda le dinamiche interne di partito si è assistito al “liberi tutti…competition is competition” con un eccesso di autotutela del gruppo dirigente e delle correnti più organizzate, con una desertificazione monopolistica di alcuni territori e, visti i molteplici abbinamenti uomo – donna sono verificate le combinazioni più varie, apparentemente non coerenti. Insomma abbiamo tutti fornicato un po’, ma nulla è stato lasciato al caso.

3. Trovo molto positivo che nella cintura torinese sia naturalmente riemersa la tendenza a rifare il collegio uninominale luogo di forza e di riconoscibilità politica dai territori. In questo senso non parlerei di “pericoli localistici” che hanno appesantito il voto.

4. Il lavoro dei deputati e dei senatori uscenti non ha in nessun modo pesato, non è stato considerato un contributo collettivo per il partito. Prendere atto di questo implica una doppia conseguenza. Non ci sono più i criteri di una volta per selezionare gli eletti al parlamento del PD ma nemmeno ci sono più i gruppi dirigenti di una volta, la cui funzione era scegliere, mediare, fare sintesi, garantire un quadro di pari opportunità, nell’interesse generale del partito. Cosa rimane della funzione dirigente?Cosa rimane delle funzioni cosiddette centrali (segreteria federale e regionale, responsabili di organizzazione….)? Sembra profilarsi un ruolo meramente strumentale, servente rispetto a logiche di gruppo, corrente, singoli e aggressivi protagonisti politici. “Ex facto oritur ius”: se questa è la costituzione materiale del PD sarà piuttosto inutile mantenere la struttura pesante e costosa del partito tradizionale. Pensiamoci per il prossimo eminente congresso

5. Il problema politico principale: tutta la grande stampa di opinione analizzando la soggettività politica degli eletti sottolinea uno spostamento non ti tipo social democratico ma da sinistra social democratica dell’asse politico programmatico del PD che sarebbe divenuto una sorta di “Cosa quattro”, con una torsione ancora più parasindacale e una sorta di cinghia di trasmissione alla rovescia: non più dal partito al sindacato, ma dal sindacato – CGIL al partito. Se così fosse, se fosse soffocato il pluralismo del PD, la sua funzione rinsecchirebbe insieme ai voti. La rosa dei candidati piemontesi mi sembra ricca e plurale, ma la campagna elettorale è cominciata con questo segno. Il Piemonte non è come Torino e la concorrenza delle liste Monti è una cosa seria.

6. Da ultimo il ruolo dei candidati nazionali. Ho votato tranquillamente il regolamento della direzione nazionale ma solo “facendo” ci siamo accorti che era troppo contradditorio applicare da una parte la rivoluzione protestante (i sottoposti alle primarie) e dall’altra mantenere vescovi e cardinali assisi nel Concilio di Trento. Per i candidati nazionali cerchiamo almeno di importare quelli in grado di arricchire l’offerta politica del partito piemontese uscito dalle primarie.

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Salvare l'Europa: come uscire dal debito e dalla stagnazione

Venerdì 26 febbraio 2016
Sala Viglione, Palazzo Lascaris
Via Alfieri 15
Torino

Presiede: Magda Negri

Intervengono: Davide Gariglio, Mercedes Bresso, Alberto Majocchi, Enrico Morando

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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