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Magda Negri

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Primarie: non bene

Sarà, ma a me non sembra che le cose stiano andando bene. Tra Renzi e Bersani è una polemica quasi personale che sta superano la soglia di sicurezza, non sono consentite condizioni almeno tendenziali di pari opportunità per Puppato e Tabacci, Vendola fa in proprio limitandosi a godere tra i due litiganti.

Reciproci anatemi e quasi nessun approfondimento programmatico. La vera novità politica è che Renzi vuol fare il riformista liberal ma rottama anche Monti e la sua agenda. Qualcosa non funziona, la debolezza politica di questa posizione odora di posizionamento opportunistico.

Tutto qui?

Ottenuti i passi indietro - a mio parere sbagliati - di Veltroni e D'Alema, Renzi placa la sua furia rottamatrice e intende cambiare l'ordine del giorno: finalmente parlare di problemi. Mi auguro che anche Bersani cominci a farlo.

Caduti i personaggi simbolo della sinistra italiana, secondo Renzi il lavoro di pulizia è fatto. Mi appare chiara la finalità ideologica di buona parte della rottamazione.

Monti Kaputt, anzi no

È ormai vero e documentato: nella carta d'intenti dei democratici e dei progressisti presentata da Bersani e votata nell'ultima assemblea del PD, due settimane fa, al capitolo uno c'è scritto: "Crediamo che si possa agganciare la crescita in un quadro di equità. Il nostro posto è in Europa. Lì dove Mario Monti ha avuto l'autorevolezza di riportarci dopo una decadenza che l'Italia non meritava".

Poi è venuta la mediazione con Vendola e - hoplà - l'esperienza di Monti è evaporata nel nulla. Chissà cosa ci sarebbe scritto nella seconda versione della Carta se fra i costruttori dell'alleanza (ma ci manca poco) ci fosse stato anche Di Pietro.

Poi Bersani deve essersi accorto di averla fatta grossa, di aver ceduto troppo, e, aprendo la sua campagna per le primarie, ha voluto ricordare davanti a tutti che Mario Monti c'è, lotta insieme a noi e avrà un grande ruolo nel futuro dell'Italia.

Matteo Renzi, d'altro canto, non s'é giovanilmente neppure accorto di questa contraddizione politica e, avendo anche lui archiviato di fatto l'esperienza Monti si è limitato a commentare che il suo programma è più articolato e analitico della Carta d'Intenti. Cosa vera, per altro.
D'altra parte nell'intervista concessa al Sole 24 ore, venerdì 12 ottobre, aveva su questo tema cruciale dato un colpo al cerchio e uno alla botte: secondo Renzi, il centrosinistra futuro non potrà mettere in discussione il profilo che Monti ha dato all'azione di governo (ad esempio la riforma Fornero va difesa) però Monti avrebbe "sempre più rannicchiato l'Italia in una sorta di guscio. Oggi le famiglie e in parte le imprese sono bloccate".
 
La campagna delle primarie è appena incominciata. Si aspetta con urgenza, al di là delle tifoserie, di giudicare sulle proposte programmatiche, oltre che sugli slogan e sugli one man show.



PS: Allora Veltroni non si ricandiderà: non ho assistito ieri alla trasmissione di Fazio, l'ho saputo solo dai telegiornali a sera tarda.
Non mi interessa l'apoteosi che ne fa oggi la stampa italiana. Non sono d'accordo. È un dovere - oltre che un diritto - per chi ha diretto il processo del centrosinistra e ha fondato il PD, il restare in Parlamento anche se la cosa non entusiasma più.
Certo, c'è lo spazio inviolabile della scelta e della libertà individuale e sono convinta che Veltroni resterà autorevolissimamente in campo, ma il Parlamento perderà molto.
Sublimamente stupidi i commenti che vengono dallo staff di Renzi del tipo "incominciano a imparare la nostra lezione" ma, si sa, sono giovani e presuntuosi.

In ricordo di Massimo Vannucci

Non ci sono parole per commentare la bellezza dell'ultima lettera scritta da Massimo Vannucci, la sua semplicità e la sua forza emotiva.

Massimo se n'è andato in pochi mesi. Era pieno di forza, vitalità e ottimismo; abbiamo saputo del suo male implacabile solo pochi mesi fa. Circa 20 anni fa era stato vicino all'area "migliorista" del PC e da sempre molto amico di Giorgio Napolitano.

Fino all'ultimo è andato alla Camera e ha fatto coraggio a se stesso e agli altri.

Un bellissimo esempio di etica laica.
 

Legge elettorale: improbabili proposte

Penso che il voto di ieri alla Commissione Affari Costituzionali sulla legge elettorale non avrà molto seguito.
Con il voto di tutto il centro destra, della Lega, dell'UDC si è voluto adottare come testo base questa improbabile proposta del premio del 12,5 alle coalizioni, più le preferenze, più qualche listino bloccato per i "big".

Il centro destra probabilmente ha agito sotto la pressione di AN ma subito Quagliariello ha cercato di sventolare come suo il trofeo, enucleando il dato politico della vicenda: sulla legge elettorale si sarebbe rifatta come d'incanto l'unità di tutti i moderati italiani contro la sinistra.

Noi abbiamo giustamente votato contro
, specialmente criticando - ma nessuno del centro destra legge i giornali? - la pericolosità del voto di preferenza, aperto ad ogni inquinamento e ad ogni condizionamento. Il senatore Ceccanti, in particolare, si è battuto come un leone, insieme alla nostra capogruppo Angela Finocchiaro, contro questo obrobrio.

C'è chi dice - malizie?- che in fondo in fondo questo scambio sarebbe stato accettato da Bersani, che avrebbe come obiettivo di portare a casa il premio alla coalizione.

Credo che ci saranno ripensamenti generali
, che questa legge che può passare al Senato sarà bloccata alla Camera.

Ciò che più preoccupa è l'incertezza politica che ci sta sotto: quali sono oggi le coalizioni omogenee che potrebbero governare questo paese? Noi abbiamo solo una parziale impossibile riedizione dell'Unione.

Nessuna maggioranza all'orizzonte

Ero sicura che si sarebbe trovato un ragionevole compromesso sulle regole, necessario per celebrare le primarie in modo rigoroso e non appellabile da nessuno dei candidati (Genova, Napoli…).
I particolari ancora da definire - a sentire Vendola - saranno risolti nel modo più aperto e inclusivo. Per le regole quindi tutto bene.

Per quanto riguarda la politica invece è ancora tutto da discutere: votando il documento l'assemblea ha di fatto portato alla luce il nuovo soggetto mini-coalizionale: PD più SEL più Socialisti Italiani. Le contraddizioni tra PD e SEL sono abissali. Dei socialisti Italiani poco sappiamo. Della nuova legge elettorale non sappiamo nulla.

Potrà questa coalizione candidarsi come soggetto maggioritario e vincere? Avere una sicura maggioranza alla Camera e al Senato? Casini e il nuovo centro democratico in formazione si pongono in modo sempre più alternativo.
Quindi: nessuna maggioranza all'orizzonte.

Capire la crisi economica (e come uscirne)

Mercoledì scorso al Teatro de' Servi di Roma ho partecipato alla presentazione del Libro di Tonini e Morando L'Italia dei democratici, alla quale erano presenti anche Walter Veltroni e Pierferdinando Casini.

Mi dispiace che il giornalista moderatore Cerasa  l'abbia voluta giocare sul registro della più stretta attualità (primarie, Monti bis etc. ) sacrificando l'approfondimento del tema, profeticamente attuale, del lavoro.

Comunque condivido pienamente - per restare sull'attualità - la preoccupazione espressa da Veltroni sul rischio di divisione del PD, perché le tensioni sono troppo radicalizzate e poco istruita la proposta di arrivare ad un Monti bis, chiuso al centro destra e a Berlusconi ma sorretto da un centro sinistra e da un centro innovatore.

Casini giocava largo, trovandosi a fare l'ago della bilancia. Giustamente, Cerasa ha definito il libro "manifesto elettorale" di un eventuale nuovo asse di governo riformista.

Ne consiglio la lettura perché riesce a tradurre in modo piano e comprensibile sia i più irti problemi economici (prima parte) sia i fondamenti teorico-politici della sfida del PD (seconda parte).

Venerdì 12 ottobre il libro verrà presentato anche a Torino
, alle ore 18,30, presso l'Aula Magna dell'Istituto Avogadro (Via Rossini 18). Saranno presenti Elsa Fornero, Beppe Berta, Bruno Manghi. Tutti invitati!

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Salvare l'Europa: come uscire dal debito e dalla stagnazione

Venerdì 26 febbraio 2016
Sala Viglione, Palazzo Lascaris
Via Alfieri 15
Torino

Presiede: Magda Negri

Intervengono: Davide Gariglio, Mercedes Bresso, Alberto Majocchi, Enrico Morando

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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