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Creato: Giovedì, 12 Maggio 2022 16:34
Lunedì 9 Maggio Enrico Letta sul Corriere della Sera aveva affermato che " i 5 grandi paesi europei - Spagna, Germania, Francia, Italia e Polonia - dovevano trattare direttamente con Kiev e Mosca". Perché... ?
"Non dobbiamo farci guidare dagli Usa: l'Europa è adulta.
Questa guerra è in Europa e l'Europa deve fermarla.
Sarebbe sbagliato firmare la pace negli Usa, come fu per l'ex Jugoslavia."
Parole nette e molto forti, che mi avevano colpito.
Poi il giorno dopo Macron, nel grande intervento conclusivo della Conferenza sul futuro dell'Europa a Strasburgo, ha delineato l'agenda dell' indipendenza strategica europea, nell'energia, ambiente, alimentazione sicurezza della informazione etc.
Entrambi, Letta e Macron, hanno delineato lo spazio dlla grande Confederazione Europea oltre la storica Unione a 27.
Un Europa più grande e a più velocità.
"Riunire la nostra Europa nella verità della sua geografia, sulla base dei suoi valori democratici, con la volontà di preservare l'unità del nostro continente e conservando la forza e l'ambizione della nostra integrazione.
"Con l'ambizione di fare dell'Europa una vera potenza, dopo la pace.
"Quando la pace tornerà finalmente sul suolo europeo dovremo costruire i nuovi equilibri di sicurezza e assieme non dovremo cedere né alla tentazione della umiliazione né allo spirito di vendetta.
Perchè nel passato hanno già fatto troppi danni per i cammini della pace."
La guerra non è per la distruzione della Russia ma per il suo roll back e la difesa della Ucraina.
Mi piace pensare che Mario Draghi abbia valorizzato queste riflessioni e intenzioni al colloquio con Biden e dalla lettura dei giornali mi pare proprio di sì.
Atlantista ed europeista, Draghi ha segnato un punto a favore del negoziato e della ricerca della pace.
Il cammino è minato dai guastatori di giornata.
Ma l'Europa che conta ha ripreso parola e soggettività politica.
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Creato: Mercoledì, 11 Maggio 2022 22:40
Dorme tranquillo e ormai quasi si autogestisce. Quando vado a Torino esco alle 9 e torno verso le 18 o 19, vita media da pendolare.
Abito in un posto tranquillo, lascio il cortiletto e la porta della cucina aperte.
Entra un vecchio gatto che abita vicino e che i padroni non lasciano mai entrare in casa.
Stanno tutto il giorno insieme, si coalizzano contro un altro gatto che aspetta il mio ritorno sui tetti.
A lui do da mangiare separatamente.
Penso che quando torneremo a Torino la vita di Bart peggiorerà radicalmente.
Solo al quinto piano, in uno spazio ristretto, con un terrazzo non piccolo, ma davvero poca cosa.
Quindi penso che per il mio micio cambierò abitudini: 15 giorni a Torino e 15 giorni al mese qui.
Per non farlo cadere in depressione.